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402 SECONDA PARTE

tutta la facciata di fuori di detta cappella: dall’altra parte un S. Giorgio armato d’armi bianche fatte d’argento, come in quell’età non pur egli, ma tutti gl’altri pittori costumavano; il quale S. Giorgio, dopo aver morto il dragone, volendo rimettere la spada nel fodero alza la mano diritta che tien la spada già con la punta nel fodero, et abbassando la sinistra acciò che la maggior distanza gli faccia agevolezza a infoderar la spada che è lunga, fa ciò con tanta grazia e con sì bella maniera, che non si può veder meglio; e Michele Sanmichele veronese, architetto della illustrissima Signoria di Vinezia e persona intendentissima di queste belle arti, fu più volte, vivendo, veduto contemplare queste opere di Vittore con maraviglia, e poi dire che poco meglio si poteva vedere del Santo Eustachio, del cane e del San Giorgio sopra detto. Sopra l’arco poi di detta cappella è dipinto quando San Giorgio, ucciso il dragone, libera la figliuola di quel re, la quale si vede vicina al Santo con una veste lunga secondo l’uso di que’ tempi; nella qual parte è maravigliosa ancora la figura del medesimo San Giorgio, il quale, armato come di sopra, mentre è per rimontar a cavallo, sta volto con la persona e con la faccia verso il popolo, e messo un piè nella staffa e la man manca alla sella, si vede quasi in moto di salire sopra il cavallo che ha volto la groppa verso il popolo, e si vede tutto, essendo in iscorcio in piccolo spazio, benissimo. E, per dirlo in una parola, non si può senza infinita maraviglia, anzi stupore, contemplare questa opera fatta con disegno, con grazia e con giudizio straordinario. Dipinse il medesimo Pisano in San Fermo Maggiore di Verona, chiesa de’ frati di San Francesco conventuali, nella cappella de’ Brenzoni a man manca quando s’entra per la porta principale di detta chiesa, sopra la sepoltura della Resurrezzione del Signore, fatta di scultura e secondo que’ tempi molto bella, dipinse dico, per ornamento di quell’opera, la Vergine annunziata dall’Angelo; le quali due figure, che sono tocche d’oro secondo l’uso di que’ tempi, sono bellissime, sì come sono ancora certi casamenti molto ben tirati et alcuni piccioli animali et uccelli, sparsi per l’opera, tanto proprii e vivi quanto è possibile imaginarsi. Il medesimo Vittore fece in medaglioni di getto infiniti ritratti di prìncipi de’ suoi tempi e d’altri, dai quali poi sono stati fatti molti quadri di ritratti in pittura. E monsignor Giovio in una lettera volgare, che egli scrive al signor duca Cosimo, la quale si legge stampata con molte altre, dice parlando di Vittore Pisano queste parole:

Costui fu ancora prestantissimo nell’opera de’ bassi rilievi, stimati difficilissimi dagl’artefici, perchè sono il mezzo tra il piano delle pitture e ’l tondo delle statue. E perciò si veggiono di sua mano molte lodate medaglie di gran principi, fatte in forma maiuscola della misura propria di quel riverso che il Guidi mi ha mandato del cavallo armato. Fra le quali io ho quella del gran re Alfonso in Zazzera, con un riverso d’una celata capitanale; quella di papa Martino, con l’arme di casa Colonna per riverso; quella di sultan Maomete che prese Costantinupoli, con lui medesimo a cavallo in abito turchesco, con una sferza in mano; Sigismondo Malatesta, con un riverso di madonna Isotta d’Arimino, e Niccolò Piccinino con un berettone bislungo in testa, col detto riverso del Guidi, il quale rimando. Oltra questo ho ancora una bellissima medaglia di Giovanni Paleologo imperatore de Costantinopoli, con quel bizzarro cappello alla grecanica, che solevano portare gl’imperatori; e fu fatta da esso Pisano in Fiorenza, al