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ANDREA DAL CASTAGNO 399

tempo; ma non parendogli d’averlo anco acconcio a suo modo, con i medesimi lo percosse in su la testa malamente, poi lasciatolo in terra se ne tornò in S. Maria Nuova alla sua stanza e, socchiuso l’uscio, si rimase a disegnare in quel modo che da Domenico era stato lasciato. Intanto essendo stato sentito il rumore, erano corsi i servigiali, intesa la cosa, a chiamare e dar la mala nuova allo stesso Andrea micidiale e traditore; il qual, corso dove erano gl’altri intorno a Domenico non si poteva consolare, nè restar di dir: "Oimè fratel mio, oimè fratel mio". Finalmente Domenico gli spirò nelle braccia, nè si seppe, per diligenza che fusse fatta, chi morto l’avesse; e se Andrea, venendo a morte, non l’avesse nella confessione manifestato, non si saprebbe anco. Dipinse Andrea in S. Miniato fra le torri di Fiorenza una tavola, nella quale è una Assunzione di Nostra Donna con due figure, et alla Nave a l’Anchetta, fuor della porta alla Croce, in un tabernacolo, una Nostra Donna. Lavorò il medesimo in casa de’ Carducci, oggi de’ Pandolfini, alcuni uomini famosi, parte imaginati e parte ritratti di naturale; fra questi è Filippo Spano degli Scolari, Dante, Petrarca, il Boccaccio et altri. Alla Scarperia in Mugello dipinse sopra la porta del palazzo del vicario una Carità ignuda molto bella, che poi è stata guasta. L’anno 1478, quando dalla famiglia de’ Pazzi et altri loro aderenti e congiurati, fu morto in S. Maria del Fiore Giuliano de’ Medici e Lorenzo suo fratello ferito, fu deliberato dalla Signoria che tutti quelli della congiura fussino come traditori dipinti nella facciata del palagio del Podestà; onde essendo questa opera offerta ad Andrea, egli come servitore et obligato alla casa de’ Medici, l’accettò molto ben volentieri; e messovisi la fece tanto bella che fu uno stupore, nè si potrebbe dire quanta arte e giudizio si conosceva in que’ personaggi ritratti per lo più di naturale, et impiccati per i piedi in strane attitudini e tutte varie e bellissime. La qual opera perchè piacque a tutta la città e particolarmente agl’intendenti delle cose di pittura, fu cagione che da quella in poi, non più Andrea dal Castagno, ma Andrea degl’Impiccati fusse chiamato. Visse Andrea onoratamente, e perchè spendava assai e particolarmente in vestire et in stare onorevolmente in casa, lasciò poche facultà quando d’anni 71 passò ad altra vita. Ma perchè si riseppe, poco dopo la morte sua, l’impietà adoperata verso Domenico che tanto l’amava, fu con odiose essequie sepolto in S. Maria Nuova, dove similmente era stato sotterrato l’infelice Domenico d’anni cinquantasei. E l’opera sua cominciata in S. Maria Nuova rimase imperfetta e non finita del tutto; come aveva fatto la tavola dell’altar maggiore di S. Lucia de’ Bardi, nella quale è condotta con molta diligenza una Nostra Donna col Figliuolo in braccio, S. Giovanni Battista, S. Nicolò, S. Francesco e S. Lucia; la qual tavola aveva poco inanzi che fusse morto, all’ultimo fine perfettamente condotta, etc. Furono discepoli d’Andrea, Iacopo del Corso, che fu ragionevole maestro, Pisanello, il Marchino, Piero del Pollaiuolo e Giovanni da Rovezzano, etc.

FINE DELLA VITA D’ANDREA DAL CASTAGNO E DI DOMENICO VINIZIANO