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F. GIOVANNI 365

Ha in testa una celata rossa e d’oro, con due aliette nel braccio sinistro, uno scudo antico che lo sporge inanzi, e nella destra una spada nuda. Posa sopra il piè manco solo, tenendo l’altro in aria. Ha una corazza all’antica tutta rossa e d’oro, e simili sono le calze et i calzaretti. La clamide è azzurra di sopra, e di sotto tutta verde ricamata d’oro. La carretta è coperta di drappo rosso ricamato d’oro, con una banda d’ermellini attorno et è posta in una campagna fiorita e verde, ma fra scogli e sassi. E da lontano vede paesi e città in un aere d’azzurro eccellentissimo. Nell’altra faccia un Nettuno giovane ha il vestito a guisa d’una camicia lunga, ma ricamata a torno del colore che è la terretta verde; la carnagione è pallidissima; nella destra tiene un tridente piccoletto e con la sinistra s’alza la vesta; posa con amendue i piedi sopra la carretta, che è coperta di rosso, ricamato d’oro, e fregiato intorno di zibellini. Questa carretta ha quattro ruote, come quella del Marte, ma è tirata da quattro delfini, sonvi tre ninfe marine, due putti et infiniti pesci, fatti tutti d’un acquerello simile alla terretta et in aere bellissime. Vi si vede dopo Cartagine disperata, la quale è una donna ritta e scapigliata, e di sopra vestita di verde e dal fianco in giù aperta la veste, foderata di drappo rosso ricamata d’oro, per la quale apritura si viene a vedere altra veste, ma sottile e cangiante di paonazzo e bianco. Le maniche sono rosse e d’oro, con certi sgonfi e svolazi, che fa la vesta di sopra; porge la mano stanca verso Roma che l’è all’incontro, quasi dicendo: "Che vuoi tu? Io ti risponderò"; e nella destra ha una spada nuda, come infuriata. I calzari sono azzurri, e posa sopra uno scoglio in mezzo del mare circondato da un’aria bellissima. Roma è una giovane tanto bella quanto può uomo imaginarsi, scompigliata, con certe trecce fatte con infinita grazia e vestita di rosso puramente, con un solo ricamo da piede. Il rovescio della veste è giallo, e la veste di sotto, che per l’aperto si vede, è di cangiante paonazzo e bianco; i calzari sono verdi, nella man destra ha uno scettro, nella sinistra un mondo, e posa ancora essa sopra uno scoglio, in mezzo d’un aere, che non può essere più bello. Ma sì bene io mi sono ingegnato come ho saputo il meglio, di mostrare con quanto artifizio fussero queste figure da Attavante lavorate, niuno creda però che io abbia detto pure una parte di quello che si può dire della bellezza loro, essendo che per cose di que’ tempi, non si può di minio veder meglio, nè lavoro fatto con più invenzione, giudizio e disegno; e sopra tutto i colori non possono essere più belli, nè più delicatamente ai luoghi loro posti, con graziosissima grazia.

FINE DELLA VITA DI FRA’ GIOVANNI DA FIESOLE