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364 SECONDA PARTE

Fiore due grandissimi libri miniati divinamente, i quali sono tenuti con molta venerazione e riccamente adornati, nè si veggiono se non ne’ giorni solennissimi. Fu ne’ medesimi tempi di fra’ Giovanni, celebre e famoso miniatore, un Attavante fiorentino, del quale non so altro cognome; il quale fra molte altre cose miniò un Silio Italico che è oggi in S. Giovanni e Polo di Vinezia; della quale opera non tacerò alcuni particolari, sì perchè sono degni d’essere in cognizione degl’artefici, sì perchè non si truova, ch’io sappia, altra opera di costui; nè anco di questa averei notizia, se l’affizione che a queste nobili arti porta il molto reverendo Messer Cosimo Bartoli, gentiluomo fiorentino, non mi avesse di ciò dato notizia, acciò non stia come sepolta la virtù dell’Attavante. In detto libro dunque, la figura di Silio ha in testa una celata cristata d’oro et una corona di lauro; indosso una corazza azzurra tocca d’oro all’antica; nella man destra un libro, e la sinistra tiene sopra una spada corta. Sopra la corazza ha una clamide rossa affibbiata con un gruppo dinanzi, e gli pende dalle spalle, fregiata d’oro; il rovescio della quale clamide apparisce cangiante e ricamato a rosette d’oro. Ha i calzaretti gialli e posa in sul piè ritto in una nicchia. La figura, che dopo in questa opera rappresenta Scipione Africano, ha indosso una corazza gialla, i cui pendagli e maniche di colore azzurro, sono tutti ricamati d’oro; ha in capo una celata con due aliette et un pesce per cresta. L’effigie del giovane è bellissima e bionda; et alzando il braccio destro fieramente, ha in mano una spada nuda; e nella stanca tiene la guaina, che è rossa e ricamata d’oro. Le calze sono di color verde e semplici e la clamide, che è azzurra, ha il didentro rosso con un fregio attorno d’oro; et agruppata avanti alla fontanella, lascia il dinanzi tutto aperto, cadendo dietro con bella grazia. Questo giovane, che è in una nicchia di mischi verdi e bertini con calzari azzurri ricamati d’oro, guarda con ferocità inestimabile Annibale, che gli è all’incontro nell’altra faccia del libro. E la figura di questo Annibale, d’età di anni 36 in circa, fa due crespe sopra il naso a guisa di adirato e stizzoso, e guarda ancor essa fiso Scipione. Ha in testa una celata gialla, per cimiero un drago verde e giallo; e per ghirlanda un serpe; posa in sul piè stanco, et alzato il braccio destro, tiene con esso un’asta d’un pilo antico, o vero partigianetta; ha la corazza azzurra et i pendagli parte azzurri e parte gialli, con le maniche cangianti d’azzurro e rosso, et i calzaretti gialli. La clamide è cangiante di rosso e giallo, aggruppata in sulla spalla destra e foderata di verde; e tenendo la mano stanca in sulla spada, posa in una nicchia di mischi gialli, bianchi e cangianti. Nell’altra faccia è papa Nicola Quinto, ritratto di naturale, con un manto cangiante pagonazzo e rosso, e tutto ricamato d’oro; è senza barba in profilo affatto e guarda verso il principio dell’opera, che è dirincontro; e con la man destra accenna verso quella, quasi maravigliandosi; la nicchia è verde, bianca e rossa. Nel fregio poi sono certe mezze figurine in un componimento fatto d’ovati e tondi, et altre cose simili con una infinità d’ucelletti e puttini tanto ben fatti, che non si può più disiderare. Vi sono appresso in simile maniera Annone cartaginese, Asdrubale, Lelio, Massinissa, C. Salinatore, Nerone, Sempronio, M. Marcello, Q. Fabio, l’altro Scipione e Vibio. Nella fine del libro si vede un Marte sopra una carretta antica, tirata da due cavalli rossi.