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MICHELLOZZO MICHEL 339

non imitò Donato suo maestro, ma sì bene nelle virtù, viverà onoratamente tutto il tempo di sua vita e non averà bisogno negl’ultimi anni d’andarsi procacciando miseramente il vivere. Attese dunque Michelozzo nella sua giovinezza con Donatello alla scultura et ancora al disegno; e quantunque gli si dimostrasse difficile, s’andò sempre nondimeno aiutando con la terra, con la cera e col marmo, di maniera che nell’opre che egli fece poi, mostrò sempre ingegno e gran virtù. Ma in una avanzò molti e se stesso, cioè che dopo il Brunellesco fu tenuto il più ordinato architettore de’ tempi suoi, e quello che più agiatamente dispensasse et accomodasse l’abitazioni de’ palazzi, conventi e case, e quello che con più giudizio le ordinasse meglio, come a suo luogo diremo. Di costui si valse Donatello molti anni, perchè aveva gran pratica nel lavorare di marmo e nelle cose de’ getti di bronzo; come ne fa fede in S. Giovanni di Fiorenza nella sepoltura che fu fatta, come si disse, da Donatello per papa Giovanni Coscia, perchè la maggior parte fu condotta da lui, e vi si vede ancora di sua mano una statua di braccia due e mezzo, d’una Fede che v’è di marmo molto bella, in compagnia d’una Speranza e Carità fatta da Donatello della medesima grandezza, che non perde da quelle. Fece ancora Michelozzo sopra alla porta della sagrestia et Opera dirimpetto a S. Giovanni, un San Giovannino di tondo rilievo lavorato con diligenza; il qual fu lodato assai. Fu Michelozzo tanto familiare di Cosimo de’ Medici, che conosciuto l’ingegno suo, gli fece fare il modello della casa e palazzo che è sul canto di via Larga, di costa a S. Giovannino, parendogli che quello che aveva fatto (come si disse) Filippo di ser Brunellesco fusse troppo sontuoso e magnifico e da recargli fra i suoi cittadini piuttosto invidia che grandezza o ornamento alla città o comodo a sè; per il che piaciutoli quello che Michelozzo aveva fatto, con suo ordine lo fece condurre a perfezzione in quel modo che si vede al presente, con tante utili e belle commodità e graziosi ornamenti, quanto si vede; i quali hanno maestà e grandezza nella simplicità loro; e tanto più merita lode Michelozzo, quanto questo fu il primo che in quella città fusse stato fatto con ordine moderno, e che avesse in sè uno spartimento di stanze utili e bellissime. Le cantine sono cavate mezze sotto terra, cioè 4 braccia e tre sopra per amore de’ lumi, et accompagnate da canove e dispense. Nel primo piano terreno sono due cortili con logge magnifiche, nelle quali rispondono salotti, camere, anticamere, scrittoi, destri, stufe, cucine, pozzi, scale segrete e publiche agiatissime. E sopra ciascun piano sono abitazioni e appartamenti per una famiglia, con tutte quelle commodità che possono bastare, nonchè a un cittadino privato com’era allora Cosimo, ma a qual si voglia splendidissimo et onoratissimo re, onde a’ tempi nostri vi sono allogiati comodamente re, imperatori, papi e quanti illustrissimi principi sono in Europa, con infinita lode, così della magnificenza di Cosimo come della eccellente virtù di Michelozzo nella architettura. Essendo l’anno 1433 Cosimo mandato in esilio, Michelozzo, che lo amava infinitamente e gli era fidelissimo, spontaneamente lo accompagnò a Vinezia e seco volle sempre, mentre vi stette, dimorare; là, dove, oltre a molti disegni e modelli che vi fece di abitazioni private e publiche, ornamenti per gl’amici di Cosimo e per molti gentiluomini, fece, per ordine e a spese di Cosimo,