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DONATO 329

il formaggio e l’altre robe tutte, si versò e fracassò ogni cosa; ma non restando però di far le maraviglie e star come insensato, sopragiunto Filippo, ridendo disse: "Che disegno è il tuo, Donato? Che desinaremo noi avendo tu versato ogni cosa?". "Io per me", rispose Donato, "ho per istamani avuta la parte mia, se tu vuoi la tua, pigliatela. Ma non più, a te è conceduto fare i Cristi, et a me i contadini." Fece Donato, nel tempio di San Giovanni della medesima città, la sepoltura di papa Giovanni Coscia, stato deposto del pontificato dal Concilio Costanziese; la quale gli fu fatta fare da Cosimo de’ Medici, amicissimo del detto Coscia; et in essa fece Donato di sua mano il morto di bronzo dorato, e di marmo la Speranza e Carità che vi sono; e Michelozzo creato suo vi fece la Fede. Vedesi nel medesimo tempio, e dirimpetto a quest’opera, di mano di Donato una Santa Maria Maddalena di legno in penitenza, molto bella e molto ben fatta, essendo consumata dai digiuni e dall’astinenza, intanto che pare in tutte le parti una perfezzione di notomia benissimo intesa per tutto. In Mercato Vecchio, sopra una colonna di granito, è di mano di Donato una Dovizia di macigno forte, tutta isolata, tanto ben fatta che dagl’artefici e da tutti gl’uomini intendenti è lodata sommamente. La qual colonna, sopra cui è questa statua collocata, era già in San Giovanni, dove sono l’altre di granito che sostengono l’ordine di dentro, e ne fu levata, et in suo cambio postavi un’altra colonna accanalata, sopra la quale stava già, nel mezzo di quel tempio, la statua di Marte che ne fu levata quando i Fiorentini furono alla fede di Gesù Cristo convertiti. Fece il medesimo, essendo ancor giovanetto, nella facciata di Santa Maria del Fiore, un Daniello profeta di marmo, e dopo un San Giovanni Evangelista che siede, di braccia quattro e con semplice abito vestito, il quale è molto lodato. Nel medesimo luogo si vede in sul cantone, per la faccia ch’è rivolta per andare nella via del Cocomero, un vecchio fra due colonne, più simile alla maniera antica che altra cosa che di Donato si possa vedere, conoscendosi nella testa di quello i pensieri che arrecano gl’anni a coloro che sono consumati dal tempo e dalla fatica. Fece ancora, dentro la detta chiesa, l’ornamento dell’organo che è sopra la porta della sagrestia vecchia, con quelle figure abozzate, come si è detto, che a guardarle pare veramente che siano vive e si muovino. Onde di costui si può dire che tanto lavorasse col giudizio, quanto con le mani, atteso che molte cose si lavorano e paiono belle nelle stanze dove son fatte, che poi cavate di quivi e messe in un altro luogo et a un altro lume, o più alto, fanno varia veduta, e riescono il contrario di quello che parevano; là dove Donato faceva le sue figure, di maniera che nella stanza dove lavorava non apparivano la metà di quello che elle riuscivano migliori ne’ luoghi dove ell’erano poste. Nella sagrestia nuova, pur di quella chiesa, fece il disegno di que’ fanciulli che tengono i festoni che girano intorno al fregio, e così il disegno delle figure, che si feciono nel vetro dell’occhio che è sotto la cupola, cioè quello dove è l’incoronazione di Nostra Donna, il quale disegno è tanto migliore di quelli che sono negl’altri occhi, quanto manifestamente si vede. A San Michele in Orto di detta città, lavorò di marmo, per l’Arte de’ Beccai, la statua del San Piero, che vi si vede figura savissima e mirabile; e per l’Arte de’ Linaiuoli il San Marco Evangelista, il quale avendo egli tolto a fare insieme con Filippo Brunelleschi finì poi da sè, essendosi così