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FILIPPO BRUN. 325

in certi principii di fuori che non hanno seguitato l’ordine del didentro, come pare che il modello volesse che le porte et il ricignimento delle finestre facesse. Sonvi alcuni errori, che gli tacerò, attribuiti a lui, i quali si crede che egli se l’avesse seguitato di fabbricare non gli arebbe comportati, poichè ogni sua cosa con tanto giudizio, discrezione, ingegno et arte aveva ridotta a perfezzione. Questa opera lo rendè medesimamente per uno ingegno veramente divino. Fu Filippo facetissimo nel suo ragionamento e molto arguto nelle risposte, come fu quando egli volle mordere Lorenzo Ghiberti, che aveva còmpero un podere a Monte Morello, chiamato Lepriano, nel quale spendeva due volte più che non ne cavava entrata, che venutoli a fastidio lo vendè. Domandato Filippo qual fusse la miglior cosa che facesse Lorenzo, pensando forse per la nimicizia che egli dovesse tassarlo, rispose: "Vendere Lepriano". Finalmente divenuto già molto vecchio, cioè di anni 69, l’anno 1446, addì 16 d’aprile, se n’andò a miglior vita, dopo essersi affaticato molto in far quelle opere che gli fecero meritare in terra nome onorato e conseguire in cielo luogo di quiete. Dolse infinitamente alla patria sua, che lo conobbe e lo stimò molto più morto, che non fece vivo; e fu sepellito con onoratissime esequie et onore in S. Maria del Fiore, ancora che la sepoltura sua fusse in S. Marco, sotto il pergamo verso la porta, dove è un’arme con due foglie di fico e certe onde verdi in campo d’oro per essere discesi i suoi del Ferarese, cioè da Ficaruolo, castello in sul Po, come dimostrano le foglie che denotano il luogo, e l’onde che significano il fiume. Piansero costui infiniti suoi amici artefici, e massimamente i più poveri, quali di continuo beneficò. Così dunque cristianamente vivendo, lasciò al mondo odore della bontà sua e delle egregie sue virtù. Parmi che se gli possa attribuire che dagli antichi Greci e da’ Romani in qua, non sia stato il più raro nè il più eccellente di lui; e tanto più merita lode, quanto ne’ tempi suoi era la maniera todesca in venerazione per tutta Italia, e dagli artefici vecchi esercitata, come in infiniti edifici si vede. Egli ritrovò le cornici antiche, e l’ordine toscano, corinzio, dorico et ionico alle primiere forme restituì. Ebbe un discepolo dal Borgo a Buggiano, detto il Buggiano, il quale fece l’acquaio della sagrestia di S. Reparata con certi fanciulli che gettano acqua, e fece di marmo la testa del suo maestro ritratta di naturale, che fu posta dopo la sua morte in S. Maria del Fiore alla porta a man destra, entrando in chiesa; dove ancora è il sottoscritto epitaffio, messovi dal publico per onorarlo dopo la morte, così come egli vivo aveva onorato la patria sua.

D.S. Quantum Philippus, architectus arte daedalea valuerit, cum huius celeberrimi templi mira testudo, tum plures aliae divino ingenio ab eo adinventae machinae documento esse possunt. Quapropter ob eximias sui animi dotes singularesque virtutes eius B. M. corpus. XV. Calendas Maias anno MCCCCXLVI, hac humo supposita grata patria sepeliri iussit.

Altri nientedimanco per onorarlo ancora maggiormente, gli hanno aggiunto questi altri due:

Philippo Brunellesco antiquae architecturae instauratori.