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304 SECONDA PARTE

ancora di mostrare a quelli che lavoravono le tarsie - che è un’arte di commettere legni di colori - e tanto gli stimolò, ch’e’ fu cagione di buono uso e (di) molte cose utili che si fece di quel magisterio et allora e poi (di) molte cose eccellenti che hanno recato e fama et utile a Fiorenza per molti anni. Tornando poi da studio Messer Paulo dal Pozzo Toscanelli et una sera trovandosi in uno orto a cena con certi suoi amici, invitò Filippo; il quale, uditolo ragionare de l’arti matematiche, prese tal familiarità con seco, che egli imparò la geometria da lui. E se bene Filippo non aveva lettere, gli rendeva sì ragione di tutte le cose, con il naturale della pratica e sperienza, che molte volte lo confondeva. E così seguitando, dava opera alle cose della Scrittura cristiana, non restando di intervenire alle dispute et alle prediche delle persone dotte, delle quali faceva tanto capitale per la mirabil memoria sua, che Messer Paulo predetto, celebrandolo usava dire che nel sentir arguir Filippo gli pareva un nuovo Santo Paulo. Diede ancora molta opera in questo tempo alle cose di Dante, le quali furon da lui bene intese circa i siti e le misure, e spesso, nelle comparazioni allegandolo, se ne serviva ne’ suo’ ragionamenti. Nè mai col pensiero faceva altro che machinare et immaginarsi cose ingegnose e difficili. Nè potè trovar mai ingegno che più lo satisfacesse, che Donato, con il quale domesticamente confabulando, pigliavano piacere l’uno dell’altro, e le difficultà del mestiero conferivano insieme. Ora, avendo Donato in que’ giorni finito un Crucifisso di legno, il quale fu posto in S. Croce di Fiorenza sotto la storia del fanciullo che risuscitò S. Francesco dipinto da Taddeo Gaddi, volle Donato pigliarne parere con Filippo; ma se ne pentì perchè Filippo gli rispose ch’egli aveva messo un contadino in croce, onde ne nacque il detto di: "Togli del legno, e fanne uno tu" come largamente si ragiona nella vita di Donato. Per il che Filippo, il quale, ancor che fusse provocato a ira, mai si adirava per cosa che li fusse detta, stette cheto molti mesi, tanto che condusse di legno un Crocifisso della medesima grandezza, di tal bontà e sì con arte, disegno e diligenza lavorato, che nel mandar Donato a casa inanzi a lui, quasi ad inganno (perchè non sapeva che Filippo avesse fatto tale opera), un grembiule che egli aveva pieno di uova e di cose per desinar insieme, gli cascò mentre lo guardava uscito di sè per la maraviglia e per l’ingegnosa et artifiziosa maniera che aveva usato Filippo nelle gambe, nel torso e nelle braccia di detta figura, disposta et unita talmente insieme, che Donato, oltra il chiamarsi vinto, lo predicava per miracolo. La qual opera è oggi posta in Santa Maria Novella, fra la cappella degli Strozzi e de’ Bardi da Vernia, lodata ancora dai moderni infinitamente. Laonde, vistosi la virtù di questi maestri veramente eccellenti, fu lor fatto allogazione dall’Arte de’ Beccai e dall’Arte de’ Linaiuoli, di due figure di marmo, da farsi nelle loro nicchie che sono intorno a Or San Michele, le quali Filippo lasciò fare a Donato da solo, avendo preso altre cure, e Donato le condusse a perfezzione. Dopo queste cose, l’anno 1401 fu deliberato, vedendo la scultura essere salita in tanta altezza, di rifare le due porte di bronzo del tempio e batistero di S. Giovanni: perchè da la morte d’Andrea Pisano in poi, non avevono avuti maestri che l’avessino sapute condurre. Onde fatto intendere a quelli scultori che erano allora in Toscana l’animo loro, fu mandato per essi e dato loro provisione et un anno di