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MASACCIO 299

anco, di mano del medesimo, in casa di Simon Corsi gentiluomo fiorentino. Ritrassevi similmente Lorenzo Ridolfi, che in que’ tempi era ambasciadore per la Repubblica fiorentina a Vinezia. E non solo vi ritrasse i gentiluomini sopra detti di naturale, ma anco la porta del convento et il portinaio con le chiavi in mano. Questa opera veramente ha in sè molta perfezzione, avendo Masaccio saputo mettere tanto bene in sul piano di quella piazza a cinque e sei per fila, l’ordinanza di quelle genti che vanno diminuendo con proporzione e giudizio secondo la veduta dell’occhio, che è proprio una maraviglia; e massimamente che vi si conosce come se fussero vivi, la discrezione che egli ebbe in far quegl’uomini non tutti d’una misura, ma con una certa osservanza che distingue quelli che sono piccoli e grossi, dai grandi e sottili, e tutti posano i piedi in sur un piano, scortando in fila tanto bene, che non fanno altrimenti i naturali. Dopo questo, ritornato al lavoro della capella de’ Brancacci, seguitando le storie di San Piero cominciate da Masolino, ne finì una parte, cioè l’istoria della cattedra, il liberare gl’infermi, suscitare i morti et il sanare gli attratti con l’ombra nell’andare al tempio con San Giovanni. Ma tra l’altre notabilissima apparisce quella dove San Piero per pagare il tributo, cava per commissione di Cristo i danari del ventre del pesce; perchè, oltra il vedersi quivi un Apostolo che è nell’ultimo, nel quale è il ritratto stesso di Masaccio fatto da lui medesimo a lo specchio, tanto bene ch’e’ par vivo vivo, vi si conosce l’ardir di San Piero nella dimanda e la attenzione degl’Apostoli nelle varie attitudini intorno a Cristo, aspettando la resoluzione con gesti sì pronti che veramente appariscon vivi. Et il San Piero massimamente, il quale nell’affaticarsi a cavare i danari del ventre del pesce ha la testa focosa per lo stare chinato. E molto più quando e’ paga il tributo, dove si vede l’affetto del contare e la sete di colui che riscuote, che si guarda i danari in mano con grandissimo piacere. Dipinsevi ancora la resurrezzione del figliuolo del re, fatta da San Piero e San Paulo, ancora che per la morte d’esso Masaccio restasse imperfetta l’opera, che fu poi finita da Filippino. Nell’istoria dove San Piero battezza, si stima grandemente un ignudo che triema tra gl’altri battezzati assiderando di freddo, condotto con bellissimo rilievo e dolce maniera, il quale dagli artefici e vecchi e moderni è stato sempre tenuto in riverenza et ammirazione, per il che da infiniti disegnatori e maestri continuamente fino al dì d’oggi è stata frequentata questa cappella. Nella quale sono ancora alcune teste vivissime e tanto belle che ben si può dire che nessuno maestro di quella età si accostasse tanto a’ moderni quanto costui. Laonde le sue fatiche meritano infinitissime lodi; e massimamente per avere egli dato ordine nel suo magisterio alla bella maniera de’ tempi nostri. E che questo sia il vero, tutti i più celebrati scultori e pittori che sono stati da lui in qua esercitandosi e studiando in questa cappella, sono divenuti eccellenti e chiari, cioè fra’ Giovanni da Fiesole, fra’ Filippo, Filippino che la finì, Alessio Baldovinetti, Andrea dal Castagno, Andrea del Verrocchio, Domenico del Grillandaio, Sandro di Botticello, Lionardo da Vinci, Pietro Perugino, fra’ Bartolomeo di San Marco, Mariotto Albertinelli et il divinissimo Michelagnolo Buonarroti. Raffaello ancora da Urbino di quivi trasse il principio della bella maniera sua, il Granaccio, Lorenzo di Credi, Ridolfo del