Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/384

292 SECONDA PARTE

alle parole dell’Angelo, che dice loro che vadano in Nazarette. Nell’altra faccia è l’adorazione de’ Magi, con cariaggi, camelli, giraffe e con tutta la corte di que’ tre re; i quali offerendo reverentemente i loro tesori, adorano Cristo in grembo alla Madre. Fece oltre ciò, nella volta et in alcuni frontespizii di fuori, alcune storie a fresco bellissime. Dicesi che predicando, mentre Parri faceva quest’opera, fra’ Bernardino da Siena, frate di S. Francesco et uomo di santa vita, in Arezzo, che avendo ridotto molti de’ suoi frati al vero vivere religioso e convertite molte altre persone, che nel far loro la chiesa di Sargiano, fece fare il modello a Parri; e che dopo, avendo inteso che lontano dalla città un miglio si facevano molte cose brutte in un bosco vicino a una fontana, se n’andò là, seguitato da tutto il popolo d’Arezzo, una mattina con una gran croce di legno in mano, sì come costumava di portare; e che, fatta una solenne predica, fece disfar la fonte e tagliar il bosco, e dar principio poco dopo a una capelletta che vi si fabricò a onore di Nostra Donna, con titolo di S. Maria delle Grazie; dentro la quale volle poi che Parri dipignesse di sua mano, come fece, la Vergine Gloriosa che aprendo le braccia cuopre col suo manto tutto il popolo d’Arezzo. La quale Santissima Vergine ha poi fatto, e fa di continuo in quel luogo, molti miracoli. In questo luogo ha fatto poi la comunità d’Arezzo fare una bellissima chiesa, et in mezzo di quella, accomodata la Nostra Donna fatta da Parri; alla quale sono stati fatti molti ornamenti di marmo e di figure, attorno e sopra l’altare, come si è detto nella vita di Luca della Robbia e di Andrea suo nipote, e come si dirà di mano in mano nelle vite di coloro, l’opere dei quali adornano quel santo luogo. Parri, non molto dopo, per la divozione che aveva in quel Santo uomo, ritrasse il detto S. Bernardino a fresco in un pilastro grande del Duomo vecchio. Nel qual luogo dipinse ancor in una capella dedicata al medesimo, quel Santo glorificato in cielo, e circondato da una legione d’Angeli, con tre mezze figure: due dalle bande, che erano la Pacienza e la Povertà, et una sopra che era la Castità; le quali tre virtù ebbe in sua compagnia quel Santo insino alla morte. Sotto i piedi aveva alcune mitrie da vescovi e cappelli da cardinali, per dimostrare che, facendosi beffe del mondo, aveva cotali dignità dispregiate. E sotto a queste pitture era ritratta la città d’Arezzo nel modo che ella in que’ tempi si trovava. Fece similmente Parri fuor del Duomo, per la Compagnia della Nunziata, in una capelletta o vero maestà, in fresco la Nostra Donna, che annunziata dall’Angelo, per lo spavento tutta si torce. E nel cielo della volta, che è a crociere, fece in ogni angolo due Angeli, che volando in aria e facendo musica con varii strumenti, pare che s’accordino, e che quasi si senta dolcissima armonia; e nelle facce sono quattro Santi, cioè due per lato. Ma quello in che mostrò di avere, variando, espresso il suo concetto, si vede ne’ due pilastri che reggono l’arco dinanzi, dove è l’entrata; perciò che in uno è una Carità bellissima, che affettuosamente allatta un figliuolo, a un altro fa festa et il terzo tien per la mano; nell’altro è una Fede con un nuovo modo dipinta, avendo in una mano il calice e la croce, e nell’altra una tazza d’acqua, la quale versa sopra il capo d’un putto, faccendolo cristiano. Le quali tutte figure sono le migliori senza dubbio che mai facesse Parri in tutta la sua vita, e sono eziandio appresso i moderni maravigliose. Dipinse il medesimo