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282 SECONDA PARTE

i vani delle storie un braccio et un terzo, et a torno per ornamento del telaio che ricigne le storie, sono nicchie in quella parte ritte, e piene di figure quasi tonde, il numero delle quali è venti e tutte bellissime; come uno Sansone ignudo, che abbracciato una colonna, con una mascella in mano, mostra quella perfezzione che maggior può mostrare cosa fatta nel tempo degli antichi ne’ loro Ercoli, o di bronzi o di marmi; e come fa testimonio un Iosuè, il quale in atto di locuzione par che parli allo esercito, oltra molti profeti e Sibille adorni l’uno e l’altro in varie maniere di panni per il dosso, e di acconciature di capo, di capegli et altri ornamenti, oltra dodici figure, che sono a ghiacere nelle nicchie, che ricingono l’ornamento delle storie per il traverso, faccendo in sulle crociere delle cantonate in certi tondi, teste di femmine e di giovani e di vecchi in numero trentaquattro. Fra le quali nel mezzo di detta porta vicino al nome suo intagliato in essa, è ritratto Bartoluccio suo padre, ch’è quel più vecchio, et il più giovane è esso Lorenzo suo figliuolo, maestro di tutta l’opera; oltra a infiniti fogliami e cornici et altri ornamenti fatti con grandissima maestria. Le storie, che sono in detta porta, sono del Testamento Vecchio; e nella prima è la creazione di Adamo e di Eva sua donna, quali sono perfettissimamente condotti; vedendosi che Lorenzo ha fatto, che sieno di membra più begli che egli ha possuto; volendo mostrare che, come quelli di mano di Dio furono le più belle figure che mai fussero fatte, così questi di suo avessino a passare tutte l’altre ch’erano state fatte da lui ne l’altre opere sue: avertenza certo grandissima. E così fece nella medesma quando e’ mangiano il pomo et insieme quando e’ son cacciati di Paradiso, le qual figure in quegli atti rispondono a l’effetto, prima del peccato conoscendo la loro vergogna, coprendola con le mani, e poi nella penitenza quando sono dall’Angelo fatti uscir fuori di Paradiso. Nel secondo quadro è fatto Adamo et Eva che hanno Caim et Abel piccoli fanciulli creati da loro; e così vi sono quando de le primizie Abel fa sacrifizio, e Caim de le men buone, dove si scorge negli atti di Caim l’invidia contro il prossimo, et in Abel l’amore in verso Iddio. E quello che è di singular bellezza è il veder Caim arare la terra con un par di buoi, i quali nella fatica del tirare al giogo l’aratro, paiono veri e naturali; così come è il medesimo Abel, che guardando il bestiame Caim li dà la morte; dove si vede quello con attitudine impietosissima e crudele, con un bastone ammazzare il fratello, in sì fatto modo che il bronzo medesimo mostra la languidezza delle membra morte nella bellissima persona d’Abel; e così di basso rilievo da lontano è Iddio, che domanda a Caim quel che ha fatto d’Abel; contenendosi in ogni quadro gli effetti di quattro storie. Figurò Lorenzo nel terzo quadro come Noè esce dall’Arca la moglie co’ suoi figliuoli e figliuole e nuore et insieme tutti gli animali, così volatili come terrestri; i quali, ciascuno nel suo genere, sono intagliati con quella maggior perfezzione che può l’arte imitar la natura; vedendosi l’Arca aperta, e le stagge in prospettiva di bassissimo rilievo, che non si può esprimere la grazia loro. Oltre che le figure di Noè e degli altri suoi, non possono esser più vive, nè più pronte mentre faccendo egli sagrifizio, si vede l’arcobaleno, segno di pace fra Iddio e Noè; ma molto più eccellenti di tutte l’altre sono dove egli pianta la vigna, et inebriato del vino mostra