Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/373


LORENZO GHIBERTI 281

lode di quel Santo. Questa opera condusse egli e finì con ogni ingegnosa fatica et arte, sì che ella fu lodata straordinariamente come cosa bella. Mentre che l’opere di Lorenzo ogni giorno accrescevon fama al nome suo, lavorando e servendo infinite persone così in lavori di metallo come d’argento e d’oro, capitò nelle mani a Giovanni figliuolo di Cosimo de’ Medici una corniuola assai grande, dentrovi lavorato d’intaglio in cavo quando Apollo fa scorticare Marsia; la quale, secondo che si dice, serviva già a Nerone imperatore per suggello; et essendo per il pezzo della pietra, ch’era pur grande, e per la maraviglia dello intaglio in cavo, cosa rara, Giovanni la diede a Lorenzo, che gli facesse intorno d’oro un ornamento intagliato, et esso, penatovi molti mesi, lo finì del tutto, facendo un’opera non men bella d’intaglio attorno a quella, che si fussi la bontà e perfezione del cavo in quella pietra. La quale opera fu cagione ch’egli d’oro e d’argento lavorasse molte altre cose, che oggi non si ritruovano. Fece d’oro medesimamente a papa Martino un bottone ch’egli teneva nel piviale con figure tonde di rilievo e fra esse gioie di grandissimo prezzo, cosa molto eccellente; e così una mitera maravigliosissima di fogliami d’oro straforati, e fra essi molte figure piccole tutte tonde che furon tenute bellissime. E ne acquistò, oltra al nome, utilità grande da la liberalità di quel Pontefice. Venne in Fiorenza l’anno 1439 papa Eugenio, per unire la chiesa Greca colla Romana, dove si fece il Concilio. E visto l’opere di Lorenzo, e piaciutogli non manco la presenza sua, che si facessino quelle, gli fece fare una mitera d’oro di peso di libre quindici e le perle di libre cinque e mezzo, le quali erano stimate con le gioie in essa ligate trentamila ducati d’oro. Dicono che in detta opera erano sei perle come nocciuole avellane, e non si può imaginare, secondo che s’è visto poi in un disegno di quella, le più belle bizzarrie di legami nelle gioie e nella varietà di molti putti et altre figure, che servivano a molti varii e graziati ornamenti. Della quale ricevette infinite grazie e per sè e per gli amici da quel Pontefice oltra il primo pagamento. Aveva Fiorenza ricevute tante lode per l’opere eccellenti di questo ingegnosissimo artefice, che e’ fu deliberato da’ Consoli dell’Arte de’ Mercatanti di farli allogazione della terza porta di San Giovanni di metallo medesimamente. E quantunque quella che prima aveva fatta, l’avesse d’ordine loro seguitata e condotta con l’ornamento, che segue intorno alle figure e che fascia il telaio di tutte le porte, simile a quello d’Andrea Pisano, visto quanto Lorenzo l’aveva avanzato, risolverono i consoli a mutare la porta di mezzo, dove era quella d’Andrea, e metterla a l’altra porta, ch’è dirimpetto alla Misericordia, e che Lorenzo facesse quella di nuovo, per porsi nel mezzo giudicando ch’egli avesse a fare tutto quello sforzo che egli poteva maggiore in quell’arte. E se gli rimessono nelle braccia, dicendo che gli davon licenza, che e’ facesse in quel modo ch’e’ voleva o che pensasse che ella tornasse più ornata, più ricca, più perfetta e più bella ch’e’ potesse o sapesse imaginarsi; nè guardasse a tempo, nè a spesa, acciò che così come egli aveva superato gl’altri statuarii per insino allora, superasse e vincesse tutte l’altre opere sue. Cominciò Lorenzo detta opera mettendovi tutto quel sapere maggiore ch’egli poteva; e così compartì detta porta in dieci quadri, cinque per parte, che rimaseno