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PAULO UCCELLO 271

tenuto cosa molto bella nel suo tempo. E nell’altre tele fece alcune mostre d’uomini d’arme a cavallo, di que’ tempi, con assai ritratti di naturale. Gli fu fatto poi allogagione nel chiostro di Santa Maria Novella d’alcune storie, le prime delle quali sono quando s’entra di chiesa nel chiostro: la creazion degli animali, con vario et infinito numero d’acquatici, terrestri e volatili. E perchè era capricciosissimo e come si è detto si dilettava grandemente di far bene gl’animali, mostrò in certi lioni, che si voglion mordere, quanto sia di superbo in quelli, et in alcuni cervi e daini la velocità et il timore; oltre che sono gli uccelli et i pesci con le penne e squamme vivissimi. Fecevi la creazion dell’uomo e della femina, et il peccar loro, con bella maniera, affaticata e ben condotta. Et in questa opera si dilettò a far gl’alberi di colore, i quali allora non era costume di far molto bene, così ne’ paesi egli fu il primo che si guadagnasse nome fra i vecchi di lavorare e quegli ben condurre a più perfezzione che non avevano fatto gl’altri pittori inanzi a lui, se ben di poi è venuto chi gli ha fatti più perfetti, perchè, con tanta fatica, non potè mai dar loro quella morbidezza nè quella unione che è stata data loro a’ tempi nostri nel colorirli a olio. Ma fu ben assai, che Paulo con l’ordine della prospettiva gli andò diminuendo e ritraendo come stanno quivi appunto, facendovi tutto quel che vedeva, cioè campi arati, fossati et altre minuzie della natura, in quella sua maniera secca e tagliente; là dove se egli avesse scelto il buono delle cose e messo in opera quelle parti appunto che tornano bene in pittura, sarebbono stati del tutto perfettissimi. Finito ch’ebbe questo, lavorò nel medesimo chiostro sotto due storie di mano d’altri, e più basso fece il Diluvio con l’Arca di Noè, et in essa con tanta fatica e con tanta arte e diligenza lavorò i morti, la tempesta, il furore de’ venti, i lampi delle saette, il troncar degl’alberi e la paura degli uomini, che più non si può dire. Et in iscorto fece in prospettiva un morto al quale un corbo gli cava gli occhi, et un putto annegato, che per aver il corpo pien d’acqua, fa di quello un arco grandissimo. Dimostrovvi ancora varii affetti umani, come il poco timore dell’acqua in due che a cavallo combattono, e l’estrema paura del morire in una femina et in un maschio che sono a cavallo in sun’una bufola, la quale per le parti di dreto empiendosi d’acqua, fa disperare in tutto coloro di poter salvarsi: opera tutta di tanta bontà et eccellenza, che gli acquistò grandissima fama. Diminuì le figure ancora per via di linee in prospettiva, e fece mazzocchi et altre cose in tal opra certo bellissime. Sotto questa storia dipinse ancora l’inebriazione di Noè, col dispregio di Cam suo figliuolo, nel quale ritrasse Dello pittore e scultore fiorentino suo amico, e Sem e Iafet altri suoi figlioli che lo ricuoprono, mostrando esso le sue vergogne. Fece quivi parimente in prospettiva una botte che gira per ogni lato, cosa tenuta molto bella, e così una pergola piena d’uva, i cui legnami di piane squadrate vanno diminuendo al punto; ma ingannossi, perchè il diminuire del piano di sotto, dove posano i piedi le figure, va con le linee della pergola, e la botte non va con le medesime linee che sfuggano; onde mi sono maravigliato assai, che un tanto accurato e diligente facesse un errore così notabile. Fecevi anco il sagrifizio con l’Arca aperta, tirata in prospettiva con gl’ordini delle stanghe nell’altezza partita per ordine, dove gli uccelli stavano accomodati, i quali si veggono uscir