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270 SECONDA PARTE

la prima, che si mostrasse con bella maniera agli artefici, e con grazia e proporzione mostrando il modo di fare sfuggire le linee, e fare che in un piano lo spazio che è poco e piccolo acquisti tanto che paia assai lontano e largo e coloro che con giudizio sanno a questo con grazia aggiugnere l’ombre a’ suoi luoghi e i lumi con colori, fanno senza dubbio che l’occhio s’inganna, chè pare che la pittura sia viva e di rilievo. E non gli bastando questo, volle anco mostrare maggiore difficultà in alcune colonne che scortano per via di prospettiva, le quali ripiegandosi rompono il canto vivo della volta dove sono i quattro Evangelisti, la qual cosa fu tenuta bella e difficile; e invero Paulo in quella professione fu ingegnoso e valente. Lavorò anco in S. Miniato fuor di Fiorenza, in un chiostro, di verde terra e in parte colorito, la vita de’ Santi padri nelle quali non osservò molto l’unione di fare d’un solo colore come si deono le storie, perchè fece i campi azzurri, le città di color rosso, e gli edifici variati secondo che gli parve, et in questo mancò, perchè le cose che si fingono di pietra non possono e non deon essere tinte d’altro colore. Dicesi che mentre Paulo lavorava questa opra, un abbate che era allora in quel luogo gli faceva mangiar quasi non altro che formaggio; per che, essendogli venuto annoia, deliberò Paulo, come timido ch’egli era, di non vi andare più a lavorare, onde, facendolo cercar l’abbate, quando sentiva domandarsi da’ frati, non voleva mai esser in casa, e se per avventura alcune coppie di quell’ordine scontrava per Fiorenza, si dava a correre quanto più poteva, da essi fuggendo. Per il che due di loro più curiosi e di lui più giovani, lo raggiunsero un giorno e gli domandarono per qual cagione egli non tornasse a finir l’opra cominciata e perchè, veggendo frati, si fuggisse; rispose Paulo: "Voi mi avete rovinato in modo che non solo fuggo da voi, ma non posso anco praticare nè passare dove siano legnaiuoli, e di tutto è stato causa la poca discrezione dell’abbate vostro; il quale, fra torte e minestre fatte sempre con cacio, mi ha messo in corpo tanto formaggio, che io ho paura, essendo già tutto cacio, di non esser messo in opra per mastrice; e se più oltre continuassi, non sarei più forse Paulo, ma cacio". I frati, partiti da lui con risa grandissime, dissero ogni cosa all’abate, il quale, fattolo tornare al lavoro, gli ordinò altra vita che di formaggio. Dopo dipinse nel Carmine, nella cappella di San Girolamo de’ Pugliesi, il dossale di San Cosimo e Damiano. In casa de’ Medici dipinse in tela a tempera alcune storie di animali, de’ quali sempre si dilettò, e per fargli bene vi mise grandissimo studio; e, che è più, tenne sempre per casa dipinti uccelli, gatti, cani e d’ogni sorte di animali strani che potette aver in disegno, non potendo tenere de’ vivi per esser povero; e perchè si dilettò più degli uccelli che d’altro, fu cognominato Paulo Uccelli. Et in detta casa, fra l’altre storie d’animali, fece alcuni leoni che combattevano fra loro, con movenze e fierezze tanto terribili, che parevono vivi. Ma cosa rara era, fra l’altre, una storia dove un serpente, combattendo con un leone, mostrava con movimento gagliardo la sua fierezza et il veleno che gli schizzava per bocca e per gli occhi, mentre una contadinella ch’è presente guarda un bue, fatto in iscorto bellissimo del quale n’è il disegno proprio di mano di Paulo nel nostro libro de’ disegni, e similmente della villanella tutta piena di paura e in atto di correre, fuggendo dinanzi a quegli animali. Sonovi similmente certi pastori molto naturali et un paese che fu