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LUCA DELLA ROBBIA 265

ancora molte cose in Toscana, e particularmente al detto Piero de’ Medici, nella chiesa di S. Miniato a Monte, la volta della capella di marmo che posa sopra quattro colonne nel mezzo della chiesa, facendovi un partimento d’ottangoli bellissimo. Ma il più notabile lavoro che in questo genere uscisse delle mani loro, fu, nella medesima chiesa, la volta della capella di S. Iacopo, dove è sotterrato il cardinale di Portogallo, nella quale, se bene è senza spigoli, fecero in quattro tondi ne’ cantoni i quattro Evangelisti, e nel mezzo della volta in un tondo lo Spirito Santo, rimpiendo il resto de’ vani a scaglie che girano secondo la volta e diminuiscono a poco a poco insino al centro, di maniera che non si può in quel genere veder meglio, nè cosa murata e commessa con più diligenza di questa. Nella chiesa poi di S. Piero Buon Consiglio sotto Mercato Vecchio, fece in un archetto sopra la porta la Nostra Donna con alcuni Angeli intorno molto vivaci, e sopra una porta d’una chiesina vicina a S. Pier Maggiore, in un mezzo tondo, un’altra Madonna et alcuni Angeli che sono tenuti bellissimi. E nel capitolo similmente di S. Croce, fatto dalla famiglia de’ Pazzi e d’ordine di Pippo di ser Brunellesco, fece tutti gl’invetriati di figure che dentro e fuori vi si veggiono. Et in Ispagna si dice che mandò Luca al Re alcune figure di tondo rilievo molto belle insieme con alcuni lavori di marmo. Per Napoli ancora fece, in Fiorenza, la sepoltura di marmo all’Infante fratello del Duca di Calavria, con molti ornamenti d’invetriati, aiutato da Agostino suo fratello. Dopo le quali cose, cercò Luca di trovare il modo di dipignere le figure e le storie in sul piano di terra cotta, per dar vita alle pitture, e ne fece sperimento in un tondo, che è sopra il tabernacolo de’ quattro Santi intorno a Or San Michele, nel piano del quale fece in cinque luoghi gl’istrumenti et insegne dell’arti de’ fabricanti, con ornamenti bellissimi. E due altri tondi fece nel medesimo luogo di rilievo, in uno per l’Arte degli Speziali una Nostra Donna e nell’altro, per la Mercatanzia, un giglio sopra una balla, che ha intorno un festone di frutti e foglie di varie sorti, tanto ben fatte che paiono naturali e non di terra cotta dipinta. Fece ancora, per Messer Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole, nella chiesa di S. Brancazio, una sepoltura di marmo, e sopra quella esso Federigo a giacere ritratto di naturale e tre altre mezze figure; e nell’ornamento de’ pilastri di quell’opera dipinse nel piano certi festoni a mazzi di frutti e foglie sì vive e naturali che col pennello in tavola non si farebbe altrimenti a olio; et invero questa opera è maravigliosa e rarissima avendo in essa Luca fatto i lumi e l’ombre tanto bene, che non pare quasi che a fuoco ciò sia possibile. E se questo artefice fusse vivuto più lungamente che non fece, si sarebbono anco vedute maggior cose uscire delle sue mani; perchè, poco prima che morisse, aveva cominciato a fare storie e figure dipinte in piano, delle quali vidi già io alcuni pezzi in casa sua, che mi fanno credere che ciò gli sarebbe agevolmente riuscito, se la morte, che quasi sempre rapisce i migliori quando sono per fare qualche giovamento al mondo, non l’avesse levato, prima che bisogno non era, di vita. Rimase, dopo Luca, Ottaviano et Agostino suoi fratelli e d’Agostino nacque un altro Luca, che fu ne’ suoi tempi litteratissimo. Agostino dunque, seguitando dopo Luca l’arte, fece in Perugia l’anno 1461 la facciata di