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262 SECONDA PARTE


VITA DI LUCA DELLA ROBBIA SCULTORE

Nacque Luca della Robbia scultore fiorentino l’anno 1388 nelle case de’ suoi antichi, che sono sotto la chiesa di S. Bernaba in Fiorenza, e fu in quelle alevato costumatamente insino a che non pure leggere e scrivere, ma far di conto ebbe, secondo il costume de’ più de’ Fiorentini, per quanto gli faceva bisogno, apparato. E dopo fu dal padre messo a imparare l’arte dell’orefice con Lionardo di ser Giovanni tenuto allora in Fiorenza il miglior maestro che fusse di quell’arte. Sotto costui adunque avendo imparato Luca a disegnare et a lavorare di cera, cresciutogli l’animo si diede a fare alcune cose di marmo e di bronzo; le quali, essendogli riuscite assai bene, furono cagione che, abbandonato del tutto il mestier dell’orefice, egli si diede di maniera alla scultura, che mai faceva altro che tutto il giorno scarpellare e la notte disegnare; e ciò fece con tanto studio, che molte volte, sentendosi di notte aghiadare i piedi, per non partirsi dal disegno, si mise per riscaldargli a tenerli in una cesta di bruscioli, cioè di quelle piallature che i lignaiuoli levano dall’asse quando con la pialla le lavorano. Nè io di ciò mi maraviglio punto, essendo che niuno mai divenne in qualsivoglia esercizio eccellente, il quale e caldo e gelo e fame e sete et altri disagi non cominciasse ancor fanciullo a sopportare, laonde sono coloro del tutto ingannati, i quali si avisano di potere negl’agi e con tutti i commodi del mondo ad onorati gradi pervenire; non dormendo, ma vegghiando e studiando continuamente s’acquista. Aveva a malapena quindici anni Luca, quando, insieme con altri giovani scultori, fu condotto in Arimini, per fare alcune figure et altri ornamenti di marmo a Sigismondo di Pandolfo Malatesti signore di quella città, il quale allora nella chiesa di S. Francesco faceva fare una capella, e per la moglie sua, già morta, una sepoltura; nella quale opera diede onorato saggio del saper suo Luca in alcuni bassi rilievi che ancora vi si veggiono, prima che fusse dagl’Operai di S. Maria del Fiore richiamato a Firenze, dove fece, per lo campanile di quella chiesa, cinque storiette di marmo, che sono da quella parte che è verso la chiesa, le quali mancavano, secondo il disegno di Giotto, a canto a quelle dove sono le scienze et arti, che già fece, come si è detto, Andrea Pisano. Nella prima Luca fece Donato che insegna la gramatica; nella seconda Platone et Aristotile per la filosofia; nella terza uno che suona un liuto, per la musica; nella quarta un Tolomeo per l’astrologia e nella quinta Euclide per la geometria; le quali storie per pulitezza, grazia e disegno avanzarono d’assai le due fatte da Giotto, come si disse, dove in una per la pittura Apelle dipigne e nell’altra Fidia per la scultura lavora con lo scarpello. Per lo che i detti Operai, che oltre ai meriti di Luca furono a ciò fare persuasi da Messer Vieri de’ Medici, allora gran cittadino popolare, il quale molto amava Luca, gli diedero a fare l’anno 1405 l’ornamento di marmo dell’organo che grandissimo faceva allora far l’Opera, per metterlo sopra la porta della sagrestia di detto tempio. Della quale opera fece Luca nel basamento in alcune storie, i cori della musica che in varii