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IACOPO DELLA QUERCIA 249

VITA DI IACOPO DALLA QUERCIA SCULTORE SANESE

Fu adunque Iacopo di maestro Piero di Filippo dalla Quercia, luogo del contado di Siena, scultore, il primo dopo Andrea Pisano, l’Orgagna e gl’altri di sopra nominati, che operando nella scultura con maggior studio e diligenza, cominciasse a mostrare che si poteva appressare alla natura, et il primo che desse animo e speranza agl’altri di poterla, in un certo modo, pareggiare. Le prime opere sue da mettere in conto, furono da lui fatte in Siena, essendo d’anni XIX, con questa occasione. Avendo i Sanesi l’essercito fuori contra i Fiorentini, sotto Gian Tedesco, nipote di Saccone da Pietramala, e Giovanni d’Azzo Ubaldini capitani, ammalò in campo Giovanni d’Azzo, onde, portato a Siena, vi si morì; per che, dispiacendo la sua morte ai Sanesi, gli feciono fare nell’essequie, che furono onoratissime, una capanna di legname a uso di piramide, e sopra quella porre di mano di Iacopo la statua di esso Giovanni a cavallo maggior del vivo, fatta con molto giudizio e con invenzione, avendo, il che non era stato fatto insino allora, trovato Iacopo, per condurre quell’opera, il modo di fare l’ossa del cavallo e della figura di pezzi di legno e di piane confitti insieme, e fasciati poi di fieno e di stoppa, e con funi legato ogni cosa strettamente insieme, e sopra messo terra mescolata con cimatura di panno lino, pasta e colla. Il qual modo di far fu veramente et è il miglior di tutti gl’altri per simili cose; perchè, se bene l’opere, che in questo modo si fanno, sono in apparenza gravi, riescono nondimeno, poi che son fatte e secche, leggere e coperte di bianco, simili al marmo e molto vaghe all’occhio, sì come fu la detta opera di Iacopo. Al che si aggiugne, che le statue fatte a questo modo e con le dette mescolanze, non si fendono, come farebbono se fussero di terra schietta solamente. Et in questa maniera si fanno oggi i modelli delle sculture con grandissimo comodo degl’artefici che, mediante quelle, hanno sempre l’essempio inanzi e le giuste misure delle sculture che fanno; di che si deve avere non piccolo obligo a Iacopo che, secondo si dice, ne fu inventore. Fece Iacopo dopo questa opera in Siena due tavole di legno di tiglio, intagliando in quelle le figure, le barbe et i capegli, con tanta pacienza, che fu a vederle una maraviglia. E dopo queste tavole, che furono messe in Duomo, fece di marmo alcuni profeti non molto grandi che sono nella facciata del detto Duomo; nell’opera del quale avrebbe continuato di lavorare, se la peste, la fame e le discordie cittadine de’ Sanesi, dopo aver più volte tumultuato, non avessero mal condotta quella città e cacciatone Orlando Malevolti, col favore del quale era Iacopo con riputazione adoperato nella patria. Partito dunque da Siena, si condusse, per mezzo d’alcuni amici, a Lucca, e quivi a Paulo Guinigi, che n’era signore, fece per la moglie che poco inanzi era morta, nella chiesa di S. Martino una sepoltura, nel basamento della quale condusse alcuni putti di marmo che reggono un festone tanto pulitamente che parevano di carne, e nella cassa posta sopra