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DELLE VITE 241

(versione diplomatica)


(versione critica)


DELLE VITE DE' SCULTORI,

PITTORI E ARCHITETTORI

Che sono stati da Cimabue in quà,

SCRITTE DA M. GIORGIO VASARI

Pittor, et Architetto Aretino

Seconda parte


PROEMIO

Quando io presi primieramente a descrivere queste Vite, non fu mia intenzione fare una nota delli artefici et uno inventario, dirò così, dell’opere loro, nè giudicai mai degno fine di queste mie, non so come belle, certo lunghe e fastidiose fatiche, ritrovare il numero et i nomi e le patrie loro, et insegnare in che città et in che luogo appunto di esse si trovassino al presente le loro pitture o sculture o fabriche; chè questo io l’arei potuto fare con una semplice tavola, senza interporre in parte alcuna il giudizio mio. Ma vedendo che gli scrittori delle istorie, quegli che per comune consenso hanno nome di avere scritto con miglior giudizio, non solo non si sono contentati di narrare semplicemente i casi seguiti, ma con ogni diligenza e con maggior curiosità che hanno potuto, sono iti investigando i modi et i mezzi e le vie che hanno usati i valenti uomini nel maneggiare l’imprese, e sonsi ingegnati di toccare gli errori, et appresso i bei colpi e’ ripari e’ partiti prudentemente qualche volta presi ne’ governi delle faccende, e tutto quello insomma che sagacemente o straccuratamente, con prudenza o con pietà o con magnanimità hanno in esse operato, come quelli che conoscevano la istoria essere veramente lo specchio della vita umana, non per narrare asciuttamente i casi occorsi a un principe o d’una republica, ma per avvertire i giudizii, i consigli, i partiti et i maneggi degli uomini, cagione poi delle felici et infelici azzioni; il che è proprio l’anima dell’istoria; e quello che invero insegna vivere e fa gli uomini prudenti, e che appresso al piacere che si trae del vedere le cose passate come presenti, è il vero fine di quella; per la qual cosa avendo io preso a scriver la istoria de’ nobilissimi artefici, per giovar all’arti quanto patiscono le forze