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LIPPO 223

(versione diplomatica)


(versione critica)


pittore fiorentino che tanto fu vario e raro nell’invenzione quanto furono veramente infelici l’opere sue e la vita che gli durò poco, nacque in Fiorenza intorno agl’anni di nostra salute 1354, e se bene si mise all’arte della pittura assai ben tardi e già grande, nondimeno fu in modo aiutato dalla natura che a ciò l’inclinava e dall’ingegno che aveva bellissimo, e che presto fece in essa maravigliosi frutti; perciò che, cominciando in Fiorenza i suoi lavori, fece in S. Benedetto, grande e bel monasterio fuor della porta a Pinti, dell’Ordine di Camaldoli, oggi rovinato, molte figure che furono tenute bellissime, e particolarmente tutta una capella di sua mano, che mostrava quanto un sollecito studio faccia tostamente fare cose grandi a chi per disiderio di gloria onoratamente s’affatica. Da Fiorenza essendo condotto in Arezzo, nella chiesa di Santo Antonio alla capella de’ Magi fece in fresco una storia grande, dove eglino adorano Cristo, et in Vescovado la capella di San Iacopo e San Cristofano, per la famiglia degl’Ubertini, le quali tutte cose, avendo egli invenzione nel comporre le storie e nel colorire, furono bellissime, e massimamente essendo egli stato il primo che cominciasse a scherzare, per dir così, con le figure, e svegliare gl’animi di coloro che furono dopo lui, la qual cosa inanzi non era stata, non che messa in uso, pure acennata. Avendo poi molte cose lavorato in Bologna, et in Pistoia una tavola che fu ragionevole, se ne tornò a Fiorenza, dove in Santa Maria Maggiore dipinse nella cappella de’ Beccundi l’anno 1383 le storie di San Giovanni Evangelista; allato alla quale capella, che è accanto alla maggiore a man sinistra, seguitano nella facciata della chiesa, di mano del medesimo, sei storie del medesimo santo, molto ben composte et ingegnosamente ordinate, dove fra l’altre cose e molto vivamente espresse un San Giovanni che fa mettere da San Dionigi Areopagita la veste di se stesso sopra alcuni morti che nel nome di Gesù Cristo rianno la vita, con molta maraviglia d’alcuni che presenti al fatto a pena il credono agl’occhi loro medesimi. Così anche nelle figure de’ morti si vede grandissimo artifizio in alcuni scorti, ne’ quali apertamente si dimostra che Lippo conobbe e tentò in parte alcune difficultà dell’arte della pittura. Lippo medesimamente fu quegli che dipinse i portelli nel tempio di San Giovanni, cioè del tabernacolo dove sono gl’Angeli et il San Giovanni di rilievo di mano d’Andrea, nei quali lavorò a tempera molto diligentemente istorie di San Giovanni Battista. E perchè si dilettò anco di lavorare di musaico, nel detto San Giovanni sopra la porta che va alla Misericordia, fra le finestre, fece un principio, che fu tenuto bellissimo e la migliore opera di musaico che in quel luogo fino allora fusse stata fatta e racconciò ancora alcune cose, pure di musaico, che in quel tempio erano guaste. Dipinse ancora fuor di Fiorenza, in San Giovanni fra l’Arcora, fuor della porta a Faenza, che fu rovinato per l’assedio di detta città, allato a una Passione di Cristo fatta da Buffalmacco, molte figure a fresco che furono tenute bellissime da chiunche le vide. Lavorò similmente a fresco in certi spedaletti della porta a Faenza et in Santo Antonio dentro a detta porta, vicino allo spedale, certi poveri in diverse bellissime maniere et attitudini, e dentro nel chiostro fece con bella e nuova invenzione una visione nella quale figurò quando Santo Antonio vede i lacci del mondo et appresso