Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/316

220 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


VITA DI GHERARDO STARNINA PITTORE

Veramente chi camina lontano dalla sua patria nell’altrui praticando, fa bene spesso nell’animo un temperamento di buono spirito, perchè nel veder fuori diversi onorati costumi, quando anco fusse di perversa natura, impara a esser trattabile, amorevole e paziente con più agevolezza assai che fatto non arebbe nella patria dimorando; et invero, chi disidera affinare gl’uomini nel vivere del mondo, altro fuoco nè miglior cimento di questo non cerchi, perchè quegli che sono rozzi di natura ringentiliscono, et i gentili maggiormente graziosi divengono. Gherardo di Iacopo Starnini, pittore fiorentino, ancora che fusse di sangue più che di buona natura, essendo nondimeno nel praticare molto duro e rozzo, ciò più a sè che agli amici portava danno; e maggiormente portato gl’arebbe, se in Ispagna, dove imparò a essere gentile e cortese, non fusse lungo tempo dimorato; poscia che egli in quelle parti divenne in guisa contrario a quella sua prima natura che, ritornando a Fiorenza, infiniti di quegli che inanzi la sua partita a morte l’odiavano, con grandissima amorevolezza nel suo ritorno lo ricevettero e poi sempre sommamente l’amarono, sì fattamente er’egli fattosi gentile e cortese. Nacque Gherardo in Fiorenza l’anno 1354, e crescendo, come quello che aveva dalla natura l’ingegno aplicato al disegno, fu messo con Antonio da Vinezia a imparare a disegnare e dipignere, per che, avendo nello spazio di molti anni non solamente imparato il disegno e la pratica de’ colori, ma dato saggio di sè per alcune cose con bella maniera lavorate, si partì da Antonio Viniziano, e cominciando a lavorare sopra di sè, fece in S. Croce nella capella de’ Castellani, la quale gli fu fatta dipignere da Michele di Vanni, onorato cittadino di quella famiglia, molte storie di S. Antonio abate in fresco, et alcune ancora di S. Niccolò vescovo, con tanta diligenza e con sì bella maniera, ch’elleno furono cagione di farlo conoscere a certi Spagnuoli, che allora in Fiorenza per loro bisogne dimoravano, per eccellente pittore e, che è più, che lo conducessero in Ispagna al re loro, che lo vide e ricevette molto volentieri, essendo allora massimamente carestia di buoni pittori in quella provincia. Nè a disporlo che si partisse della patria fu gran fatica, perciò che, avendo in Fiorenza dopo il caso de’ Ciompi e che Michele di Lando fu fatto gonfaloniere avuto sconce parole con alcuni, stava più tosto con pericolo della vita che altramente. Andato dunque in Ispagna e per quel re lavorando molte cose, si fece, per i gran premi che delle sue fatiche riportava, ricco et onorato par suo; per che, disideroso di farsi vedere e conoscere agl’amici e parenti in quello miglior stato, tornato alla patria, fu in essa molto carezzato e da tutti i cittadini amorevolmente ricevuto. Nè andò molto che gli fu dato a dipignere la capella di S. Girolamo nel Carmine, dove, facendo molte storie di quel Santo, figurò nella storia di Paula et Eustachio e di Girolamo, alcuni abiti che usavano in quel tempo gli Spagnuoli, con invenzione molto propria e con abondanza di modi e di pensieri nell’attitudini delle