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IACOPO DI C ASENTINO 211

(versione diplomatica)


(versione critica)


fatto per quella città. Similmente lavorò nella Pieve, sotto l’organo, la storia di S. Matteo e molte altre opere assai. E così, facendo per tutta la città opere di sua mano, mostrò a Spinello Aretino i principii di quell’arte che a lui fu insegnata da Agnolo e che Spinello insegnò poi a Bernardo Daddi, che nella città sua lavorando l’onorò di molte bell’opere di pittura, le quali, aggiunte all’altre sue ottime qualità, furono cagione che egli fu molto onorato da’ suoi cittadini, che molto l’adoperarono nei magistrati et altri negozii publici. Furono le pitture di Bernardo molte et in molta stima, e prima in S. Croce la capella di S. Lorenzo e di S. Stefano de’ Pulci e Berardi e molte altre pitture in diversi luoghi di detta chiesa. Finalmente, avendo sopra le porte della città di Fiorenza dalla parte di dentro fatto alcune pitture, carico d’anni si morì et in S. Felicita ebbe onorato sepolcro l’anno 1380. Ma tornando a Iacopo, oltre alle cose dette, al tempo suo ebbe principio, l’anno 1350, la Compagnia e Fraternita de’ pittori; perchè i maestri che allora vivevano, così della vecchia maniera greca come della nuova di Cimabue, ritrovandosi in gran numero e considerando che l’arti del disegno avevano in Toscana, anzi, in Fiorenza propria avuto il loro rinascimento, crearono la detta Compagnia sotto il nome e protezzione di S. Luca Evangelista, sì per rendere nell’oratorio di quella lode e grazie a Dio, e sì anco per trovarsi alcuna volta insieme e sovenire così nelle cose dell’anima come del corpo a chi, secondo i tempi, n’avesse di bisogno. La qual cosa è anco per molte arti in uso a Firenze, ma era molto più anticamente. Fu il primo loro oratorio la capella maggiore dello spedale di S. Maria Nuova, il quale fu loro concesso dalla famiglia de’ Portinari. E quelli che primi con titolo di Capitani governarono la detta Compagnia, furono sei, et in oltre due consiglieri e due camarlinghi; come nel vecchio libro di detta Compagnia, cominciato allora, si può vedere. Il primo capitolo del quale comincia così: "Questi capitoli et ordinamenti furono trovati e fatti da’ buoni e discreti uomini dell’Arte de’ Dipintori di Firenze et al tempo di Lapo Gucci dipintore, Vanni Cinuzzi dipintore, Corsino Buonaiuti dipintore, Pasquino Cenni dipintore, Segnia d’Antignano dipintore. Consiglieri furono Bernardo Daddi e Iacopo di Casentino, dipintori; e camarlinghi Consiglio Gherardi e Domenico Pucci, dipintori". Creata la detta compagnia in questo modo, di consenso de’ capitani e degl’altri fece Iacopo di Casentino la tavola della loro capella, facendo in essa un S. Luca che ritrae la Nostra Donna in un quadro e nella predella da un lato gl’uomini della Compagnia e dall’altro tutte le donne ginocchioni. Da questo principio, quando raunandosi e quando no, ha continuato questa Compagnia insino a che ella si è ridotta al termine che ell’è oggi, come si narra ne’ nuovi capitoli di quella approvati dall’illustrissimo signor duca Cosimo, protettore benignissimo di queste arti del disegno. Finalmente Iacopo, essendo grave d’anni e molto affaticato, se ne tornò in Casentino e si morì in Pratovecchio d’anni ottanta, e fu sotterrato da’ parenti e dagl’amici in S. Agnolo, Badia fuor di Pratovecchio dell’Ordine di Camaldoli. Il suo ritratto era nel Duomo vecchio di mano di Spinello in una storia de’ Magi. E della maniera del suo disegnare n’è saggio nel nostro libro.

FINE DELLA VITA DI IACOPO DI CASENTINO