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ANTONIO VINIZ. 207

(versione diplomatica)


(versione critica)


quella banda portato via due archi e la coscia del ponte, sopra la quale era posta la detta piccola chiesa di Sant’Antonio. Essendo, dopo quest’opere, Antonio condotto a Pisa dallo Operaio di Camposanto, seguitò di fare in esso le storie del beato Ranieri, uomo santo di quella città, già cominciate da Simone sanese, pur coll’ordine di lui. Nella prima parte della quale opera fatta da Antonio, si vede in compagnia del detto Ranieri, quando imbarca per tornare a Pisa, buon numero di figure lavorate con diligenza, fra le quali è il ritratto del conte Gaddo, morto dieci anni innanzi, e di Neri suo zio stato signor di Pisa; fra le dette figure, è ancor molto notabile quella d’uno spiritato, perchè, avendo viso di pazzo, i gesti della persona stravolti, gl’occhi stralucenti e la bocca che digrignando mostra i denti, somiglia tanto uno spiritato da dovero, che non si può immaginare nè più viva pittura nè più somigliante al naturale. Nell’altra parte, che è allato alla sopra detta, tre figure che si maravigliano, vedendo che il beato Ranieri mostra il diavolo in forma di gatto sopr’una botte a un oste grasso che ha aria di buon compagno e che tutto timido si raccomanda al Santo, si possono dire veramente bellissime, essendo molto ben condotte nell’attitudini, nella maniera de’ panni, nella varietà delle teste et in tutte l’altre parti. Non lungi, le donne dell’oste anch’elleno non potrebbono essere fatte con più grazia avendole fatte Antonio con certi abiti spediti e con certi modi tanto proprii di donne che stiano per servigio d’osterie, che non si può immaginare meglio. Nè può più piacere di quello che faccia l’istoria parimente, dove i canonici del Duomo di Pisa, in abiti bellissimi di que’ tempi et assai diversi da quegli che s’usano oggi e molto graziati, ricevono a mensa S. Ranieri, essendo tutte le figure fatte con molta considerazione. Dove poi è dipinta la morte di detto Santo, è molto bene espresso non solamente l’effetto del piangere, ma l’andare similmente di certi Angeli, che portano l’anima di lui in cielo, circondati da una luce splendidissima e fatta con bella invenzione. E veramente non può anche se non maravigliarsi chi vede, nel portarsi dal clero il corpo di quel Santo al duomo, certi preti che cantano, perchè nei gesti, negl’atti della persona et in tutti i movimenti facendo diverse voci, somigliano con maravigliosa proprietà un coro di cantori. Et in questa storia è, secondo che si dice, il ritratto del Bavero. Parimente i miracoli che fece Ranieri nell’esser portato alla sepoltura, e quelli che in un altro luogo fa essendo già in quella collocato nel Duomo, furono con grandissima diligenza dipinti da Antonio, che vi fece ciechi che ricevono la luce, rattratti che rianno la disposizione delle membra, oppressi dal demonio che sono liberati, et altri miracoli espressi molto vivamente. Ma fra tutte l’altre figure merita con maraviglia essere considerato un idropico, perciò che col viso secco, con le labbra asciutte e col corpo enfiato e tale che non potrebbe più di quello che fa questa pittura mostrare un vivo la grandissima sete degl’idropici e gl’altri effetti di quel male. Fu anche cosa mirabile in que’ tempi una nave che egli fece in quest’opera, la quale, essendo travagliata dalla fortuna, fu da quel Santo liberata, avendo in essa fatto prontissime tutte l’azzioni de’ marinari e tutto quello che in cotali accidenti e travagli suol avvenire. Alcuni gettano, senza pensarvi, all’ingordissimo mare le care merci con tanti sudori fatigate, altri corre a provedere il legno che sdruce, et insomma altri a altri uffizii marinareschi, che tutti sarei troppo lungo a raccontare; basta,