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202 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


Gimignano di Valdelsa lavorò a fresco nella Pieve alcune storie del Testamento Nuovo, le quali avendo già assai presso alla fine condotte, stranamente dal ponte a terra cadendo, si pestò di maniera dentro e sì sconciamente s’infranse, ch’in spazio di due giorni, con maggior danno dell’arte che suo, chè a miglior luogo se n’andò, passò di questa vita; e nella pieve predetta i S. Gimignanesi, onorandolo molto nell’essequie, diedero al corpo sua onorata sepoltura, tenendolo in quella stessa reputazione morto che vivo tenuto l’avevano, e non cessando per molti mesi d’appiccare intorno al sepolcro suo epitaffii latini e vulgari, per essere naturalmente gl’uomini di quel paese dediti alle buone lettere. Così dunque all’oneste fatiche del Berna resero premio conveniente, celebrando con i loro inchiostri chi gl’aveva onorati con le sue pitture. Giovanni da Asciano, che fu creato del Berna, condusse a perfezzione il rimanente di quell’opera, e fece in Siena nello spedale della Scala alcune pitture e così in Fiorenza nelle case vecchie de’ Medici alcun’altre che gli diedero nome assai. Furono l’opere del Berna sanese nel 1381. E perchè, oltre a quello che si è detto, disegnò il Berna assai commodamente e fu il primo che cominciasse a ritrarre bene gl’animali, come fa fede una carta di sua mano che è nel nostro libro, tutta piena di fiere di diverse ragioni, egli merita d’essere sommamente lodato e che il suo nome sia onorato dagl’artefici. Fu anche suo discepolo Luca di Tomè sanese, il quale dipinse in Siena e per tutta Toscana molte opere, e particolarmente la tavola e la capella che è in S. Domenico d’Arezzo della famiglia de’ Dragomanni, la quale capella, che è d’architettura tedesca, fu molto bene ornata, mediante detta tavola e il lavoro che vi è in fresco, dalle mani e dal giudizio e ingegno di Luca sanese.

FINE DELLA VITA DEL BERNA PITTORE SANESE