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148 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


VITA DI ANDREA PISANO SCULTORE ET ARCHITETTO

Non fiorì mai, per tempo nessuno, l’arte della pittura, che gli scultori non facessino il loro esercizio con eccellenza: e di ciò ne sono testimonii, a chi ben riguarda, l’opere di tutte l’età; perchè veramente queste due arti sono sorelle, nate in un medesimo tempo e nutrite e governate da una medesima anima. Questo si vede in Andrea Pisano, il quale, esercitando la scultura nel tempo di Giotto, fece tanto miglioramento in tal arte, che e per pratica e per studio fu stimato in quella professione il maggior uomo che avessino avuto insino ai tempi suoi i Toscani, e massimamente nel gettar di bronzo. Per lo che da chiunque lo conobbe furono in modo onorate e premiate l’opere sue, e massimamente da’ Fiorentini, che non gl’increbbe cambiare patria, parenti, facultà et amici. A costui giovò molto quella difficultà che avevano avuto nella scultura i maestri che erano stati avanti a lui, le sculture de’ quali erano sì rozze e sì dozinali, che chi le vedeva a paragone di quelle di quest’uomo le giudicava un miracolo. E che quelle prime fussero goffe, ne fanno fede, come s’è detto altrove, alcune che sono sopra la porta principale di S. Paulo di Firenze, et alcune che di pietra sono nella chiesa d’Ognissanti, le quali sono così fatte, che piuttosto muovono a riso coloro che le mirano, che ad alcuna maraviglia o piacere. E certo è che l’arte della scultura si può molto meglio ritrovare, quando si perdesse l’essere delle statue, avendo gli uomini il vivo et il naturale che è tutto tondo, come vuol ella, che non può l’arte della pittura, non essendo così presto e facile il ritrovare i bei dintorni e la maniera buona per metterla in luce. Le quali cose nell’opere che fanno i pittori arrecano maiestà, bellezza, grazia e ornamento. Fu in una cosa alle fatiche d’Andrea favorevole la fortuna, perchè essendo state condotte in Pisa, come si è altrove detto, mediante le molte vittorie che per mare ebbero i Pisani, molte anticaglie e pili che ancora sono intorno al Duomo et al Camposanto, elle gli fecero tanto giovamento e diedero tanto lume, che tale non lo potette aver Giotto, per non si essere conservate le pitture antiche tanto quanto le sculture. E sebbene sono spesso le statue destrutte da’ fuochi, dalle rovine e dal furor delle guerre, e sotterrate e trasportate in diversi luoghi, si riconosce nondimeno da chi intende la differenza delle maniere di tutti i paesi, come per esempio la egizzia è sottile e lunga nelle figure, la greca è artifiziosa e di molto studio negl’ignudi, e le teste hanno quasi un’aria medesima, e l’antichissima toscana difficile nei capelli et alquanto rozza. De’ Romani (chiamo Romani per la maggior parte quelli che, poi che fu soggiogata la Grecia, si condussono a Roma, dove ciò che era di buono e di bello nel mondo fu portato), questa, dico, è tanto bella per l’arie, per l’attitudini, pe’ moti, per gl’ignudi e per i panni, che si può dire che egl’abbiano cavato il bello da tutte l’altre provincie, e raccoltolo in una sola maniera, perchè ella sia, com’è, la migliore, anzi la più divina di tutte l’altre. Le quali tutte belle maniere et arti essendo spente al tempo d’Andrea, quella era solamente in uso, che dai