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120 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


da Rabatta e di esso Giotto dipintore. Nella medesima capella è il ritratto, similmente di mano del medesimo, di ser Brunetto Latini maestro di Dante, e di messer Corso Donati gran cittadino di que’ tempi. Furono le prime pitture di Giotto nella capella dell’altar maggiore della Badia di Firenze, nella quale fece molte cose tenute belle, ma particolarmente una Nostra Donna quando è annunziata; perchè in essa espresse vivamente la paura e lo spavento che nel salutarla Gabriello mise in Maria Vergine, la qual pare che tutta piena di grandissimo timore voglia quasi mettersi in fuga. È di mano di Giotto parimente la tavola dell’altar maggiore di detta cappella, la quale vi si è tenuta insino a oggi et anco vi si tiene, più per una certa reverenza che s’ha all’opera di tanto uomo, che per altro. E in S. Croce sono quattro cappelle di mano del medesimo, tre fra la sagrestia e la capella grande, et una dall’altra banda. Nella prima delle tre, la quale è di messer Ridolfo de’ Bardi, che è quella dove sono le funi delle campane, è la vita di S. Francesco, nella morte del quale un buon numero di frati mostrano assai acconciamente l’effetto del piangere. Nell’altra, che è della famiglia de’ Peruzzi, sono due storie della vita di S. Giovanni Battista al quale è dedicata la capella: dove si vede molto vivamente il ballare e saltare d’Erodiade, e la prontezza d’alcuni serventi presti ai servigi della mensa. Nella medesima sono due storie di S. Giovanni Evangelista maravigliose, cioè quando risuscita Drusiana, e quando è rapito in cielo. Nella terza, ch’è de’ Giugni, intitolata agl’Apostoli, sono di mano di Giotto dipinte le storie del martirio di molti di loro. Nella quarta che è dall’altra parte della chiesa verso tramontana, la quale è de’ Tosinghi e degli Spinelli, e dedicata all’Assunzione di Nostra Donna, Giotto dipinse la natività, lo sposalizio, l’essere annunziata, l’adorazione de’ Magi e quando ella porge Cristo piccol fanciullo a Simeone, che è cosa bellissima: perchè oltre a un grande affetto che si conosce in quel vecchio ricevente Cristo, l’atto del Fanciullo, che avendo paura di lui porge le braccia e si rivolge tutto timorosetto verso la madre, non può essere nè più affettuoso nè più bello. Nella morte poi di essa Nostra Donna sono gli Apostoli, et un buon numero d’Angeli con torchi in mano, molto belli. Nella capella de’ Baroncelli in detta chiesa è una tavola a tempera di man di Giotto, dove è condotta con molta diligenza l’incoronazione di Nostra Donna, et un grandissimo numero di figure piccole, et un coro di Angeli e di Santi molto diligentemente lavorati. E perchè in questa opera è scritto a lettere d’oro il nome suo et il millesimo, gl’artefici che considereranno in che tempo Giotto senza alcun lume della buona maniera diede principio al buon modo di disegnare e di colorire, saranno forzati averlo in somma venerazione. Nella medesima chiesa di S. Croce sono ancora sopra il sepolcro di marmo di Carlo Marzupini aretino un Crucifisso, una Nostra Donna, un S. Giovanni e la Madalena a’ piè della croce; e dall’altra banda della chiesa a punto dirimpetto a questa, sopra la sepoltura di Lionardo aretino è una Nunziata verso l’altar maggiore, la qual è stata da pittori moderni, - con poco giudizio di chi ciò ha fatto fare -, ricolorita. Nel refettorio è, in un albero di croce, istorie di S. Lodovico, e un cenacolo di mano del medesimo; e negli armarii della sagrestia storie di figure piccole della vita di Cristo e di S. Francesco. Lavorò anco nella chiesa del Carmine alla cappella di S. Giovanni Batista