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110 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


maniera, fu cagione che Gaddo Gaddi, Giotto e gl’altri fecero poi l’eccellentissime opere di quel magisterio, che hanno acquistato loro fama e nome perpetuo. Non mancò chi dopo la morte d’Andrea lo magnificasse con questa iscrizzione:

Qui giace Andrea, ch’opre leggiadre e belle fece in tutta Toscana, et ora è ito a far vago lo regno delle stelle.

Fu discepolo d’Andrea Buonamico Buffalmacco, che gli fece, essendo giovanetto, molte burle, e il quale ebbe da lui il ritratto di papa Celestino IIII milanese, e quello d’Innocenzo Quarto, l’uno e l’altro de’ quali ritrasse poi nelle pitture sue che fece a Pisa in S. Paolo a ripa d’Arno. Fu discepolo, e forse figliuolo del medesimo, Antonio d’Andrea Tafi, il quale fu ragionevole dipintore; ma non ho potuto trovare alcun’opera di sua mano; solo si fa menzione di lui nel vecchio libro della Compagnia degli uomini del disegno. Merita dunque d’essere molto lodato fra gli antichi maestri Andrea Tafi, perciò che sebbene imparò i principii del musaico da coloro che egli condusse da Vinezia a Firenze, aggiunse nondimeno tanto di buono all’arte, commettendo i pezzi con molta diligenza insieme, e conducendo il lavoro piano come una tavola (il che è nel musaico di grandissima importanza), che egli aperse la via di far bene, oltre gl’altri, a Giotto, come si dirà nella vita sua; e non solo a Giotto, ma a tutti quelli che dopo a lui insino ai tempi nostri si sono in questa sorte di pittura essercitati. Onde si può con verità affermare, che quelle opere che oggi si fanno maravigliose di musaico in S. Marco di Vinezia et in altri luoghi, avessero da Andrea Tafi il loro primo principio.

FINE DELLA VITA D’ANDREA TAFI