Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/171


DELLE VITE 75

cesse questo per odio, che ella havesse con le virtù, mà solo per contumelia, et abbattimento degli Dij, de’ Gentili; non fu però che da questo ardentissimo Zelo non seguisse tanta rovina a queste honorate professioni, che non sene perdesse in tutto la forma. E se niente mancava a questo grave infortunio sopravenne l’ira di Totila contro a Roma, che oltre a sfasciarla di mura, e rovinar col ferro, e col fuoco tutti i piu mirabili, et degni edificij di quella, universalmente la bruciò tutta; e spogliatola di tutti i viventi corpi, la lasciò in preda alle fiamme, et al fuoco, e senza che in xviii. giorni continui si ritrovasse in quella vivente alcuno; abbattè, e destrusse talmente le statue, le Pitture, i Musaici, e gli stuchi maravigliosi: che sene perdè non dico la maiestà sola, ma la forma, e l’essere stesso. Per il che essendo le stanze terrene prima dè palazzi, o altri edificij di stucchi, di pitture, e di statue lavorate, con le rovine di sopra affogorno tutto il buono, che a giorni nostri s’è ritrovato. E coloro, che successer poi, giudicando il tutto rovinato, vi piantarono sopra le vigne. Di maniera, che per essere le dette stanze terrene rimaste sotto la terra, le hanno i moderni nominate Grotte; e Grottesche le Pitture, che vi si veggono al presente. Finiti gli Ostrogotti, che da Narse furono spenti, habitandosi per le rovine di Roma in qualche maniera pur malamente, venne dopo cento anni Costante II. Imperatore di Costantinopoli, e ricevuto amorevolmente da i Romani guastò, spogliò, et portossi via tutto cio, che nella misera Città di Roma era rimaso, piu per sorte, che per libera volontà di coloro, che l’avevono rovinata. Bene è vero, che e’ non potete godersi di questa preda, perche dà la tempesta del Mare trasportato nella Sicilia, giustamente occiso da i suoi, Lasciò le spoglie, il regno, e la vita tutto in preda della Fortuna. Laquale non contenta ancora de’ danni di Roma, perche le cose tolte non potessino tornarvi giamai, vi condusse un’armata di Saracini a’ danni dell’Isola; i quali, e le robe de’ Siciliani, e le stesse spoglie di Roma sene portorono in Alessandria; con grandissima vergogna, e danno dell’Italia, e del Cristianesimo. E cosi tutto quello, che non havevono guasto i Pontefici, e San Gregorio massimamente, ilqual si dice, che messe in bando tutto il restante delle statue, e delle spoglie degl’Edifizij, per le mani di questo sceleratissimo Greco finalmente capitò male. Di maniera, che non trovandosi piu ne vestigio, ne indizio di cosa alcuna, che havesse del buono; gl’huomini, che vennono a presso, ritrovandosi rozi, e materiali, e particularmente nelle pitture, e nelle scolture; incitati dalla natura, e assottigliati dall’aria, si diedero a fare non secondo le regole dell’Arti predette, che non l’havevano; ma secondo la qualità degli ingegni loro. Essendo dunque; à questo termine condotte l’arti del disegno, e inanzi, e in quel tempo, che signoreggiarono l’Italia i Longobardi, e poi, andarono dopo agevolmente, se ben’alcune cose si facevano, in modo peggiorando, che non si sarebbe potuto, ne piu goffamente ne con manco disegno lavorar di quello, che si faceva, come ne dimostrano, oltr’à molte altre cose, alcune figure, che sono nel portico di San Piero in Roma sopra le porte, fatte alla maniera greca, per memoria d’alcuni santi padri, che per la Santa Chiesa havevano in alcuni concilij disputato. Ne fanno fede similmente molte cose dell’istessa maniera, che nella Città, et in tutto l’essarcato di RAVENNA si veggiono, et particolarmente alcune, che sono


K 2

in