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68 PROEMIO

fare le imagini de’ loro Dii; poi che 150 anni dopo Rachel nel fuggire di Mesopotamia insieme con Iacob suo marito; furò gli Idoli di Laban suo padre, come apertamente racconta il Genesi. Ne forono pero soli i Caldei a fare sculture, et pitture, ma le fecero ancora gli Egizzij esercitandosi in queste arti con tanto studio, quanto mostra il Sepolcro maraviglioso dello Antichissimo Re Simandio; largamente descritto da Diodoro; et quanto arguisce il severo comandamento fatto da Mose nello uscire del Egitto; cioè che sotto pena della morte, non si facessero a Dio imagini alcune. Costui nello scendere di sul monte, havendo trovato fabricato il vitello dell’oro, et adorato solennemente dalle sue genti; Turbatosi gravemente di vedere concessi i divini honori all’imagine d’una Bestia; non solamente lo ruppe, e ridusse in polvere; Ma per punizione di cotanto errore, fece uccidere da Leviti molte migliaia degli scelerati figliuoli d’Israel, che havevano commessa quella Idolatria. Ma perche, non il lavorare le statue, ma l’adorarle era peccato sceleratissimo; si legge nell’Esodo, che l’arte del disegno, et delle statue, non solamente di marmo, ma di tutte le sorte di metallo, fu donata per bocca di Dio a Beseleel della tribu di Iuda, et ad Oliab della tribu di Dan, che furono que’ che fecero i due cherubini d’oro, et candellieri, e ’l velo, et le fimbrie delle veste sacerdotali; et tante altre bellissime cose di getto nel Tabernacolo; non per altro, che per indurvi le genti a contemplarle, et adorarle. Da le cose dunque vedute innanzi al Diluvio, la superbia degli huomini trovò il modo di fare le statue di coloro, che al mondo volsero, che restassero per fama immortali; Et i Greci, che diversamente ragionano di questa origine, dicono, che gli Etiopi trovarono le prime statue secondo Diodoro, et gli Egizzij le presono da loro, et da questi i Greci, poi che in sino a tempi d’HOMERO si vede essere stato perfetta la scultura, et la pittura, come fa fede nel ragionar dello scudo d’Achille quel Divino Poeta, che con tutta l’arte piu tosto sculpito, et dipinto, che scritto ce lo dimostra. Lattanzio Firmiano, favoleggiando le concede à Prometeo, il quale a similitudine del grande Dio formò l’immagine humana di loto; et da lui l’arte delle statue afferma essere venuta. Ma secondo che scrive Plinio, questa arte venne in Egitto da Gige Lidio; Il quale essendo al fuoco, et l’ombra di se medesimo riguardando, subito con un carbone in mano, contornò se stesso nel muro. Et da quella età per un tempo le sole Linee si costumò mettere in opera senza corpi di colore, si come afferma il medesimo Plinio, laqual cosa da Filocle Egizzio con piu fatica, et similmente da Cleante, et Ardice Corinthio, et da Telephane Sicionio fu ritrovata. Cleophante Corinthio fu il primo appresso de’ Greci, che colori. Et Apolodoro il primo, che ritrovasse il pennello. Segui Polignoto, Tasio, Zeusi, et Timagora Calcidese, Pithio, et Alaupho tutti celebratissimi, et dopo questi il famosissimo Apelle da Alessandro Magno tanto per quella virtu stimato, et honorato, ingegnosissimo investigatore della Calumnia, et del Favore, come ci dimostra Luciano; et come sempre fur quasi tutti i pittori, et gli scultori eccellenti dotati dal cielo il piu delle volte, non solo dell’ornamento della Poesia, come si legge di Pacuvio; ma della Filosofia anchora, come si vide in Metrodoro perito tanto in Filosofia, quanto


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