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PITTURA 63

so, dipinti, che e’ sono, volendoli dare lumi fieri si ha un pennello di setole corto, et sottile, et con quello si graffiano i vetri in su il lume, et levasi di quel panno, che haveva dato per tutto il primo colore; Et con l’asticiuola del pennello si và lumeggiando i capegli, le barbe, i panni, i casamenti, e paesi come tu vuoi. Sono però in questa opera molte difficultà, et chi se ne diletta puo mettere varij colori sul vetro, perche segnando su un colore rosso, un fogliame, o cosa minuta, volendo, che a fuoco venga colorito d’altro colore si puo squamare quel vetro quanto tiene il fogliame, con la punta d’un ferro, che levi la prima scaglia del vetro cioè, il primo suolo, et non la passi, perche faccendo cosi, rimane il vetro di color bianco, et se egli dà poi quel rosso fatto di piu misture, che nel cuocere mediante lo scorrere, diventa giallo. Et questo si puo fare su tutti i colori, ma il giallo meglio riesce sul bianco, che in altri colori, l’azurro a campirlo, divien verde nel cuocerlo, perche il giallo, et l’azurro mescolati, fanno color verde. Questo giallo non si dà mai se non dietro, dove non è dipinto, perche mescolandosi, e scorrendo guasterebbe, et si mescolarebbe, con quello il quale cotto rimane sopra grosso il rosso, che raschiato via con un ferro, vi lascia giallo. Dipinti, che sono i vetri, vogliono esser messi in una teghia di ferro con un suolo di cenere stacciata, et calcina cotta mescolata: et a suolo, a suolo i vetri parimente distesi, et ricoperti dalla cenere istessa; poi posti nel fornello, il quale a fuoco lento a poco a poco riscaldati, venga a infocarsi la cenere, e i vetri, perche i colori, che vi sono su infocati, in rugginiscono, et scorrono, et fanno la presa sul vetro. Et a questo cuocere bisogna usare grandissima diligenza, perche il troppo fuoco violento, li farebbe crepare; et il poco non li cocerebbe. Ne si debbono cavare finche la padella, o teghia dove e’ sono non si vede tutta di fuoco, et la cenere con alcuni saggi sopra, che si vegga quando il colore è scorso. fatto ciò si buttano i piombi in certe forme di pietra, o di ferro, i quali hanno due canali, cioè da ogni lato uno, dentro al quale si commette, e serra il vetro. Et si piallano, et dirizano, et poi su una tavola si conficcano, et a pezzo per pezzo s’impiomba tutta l’opera in piu quadri; et si saldano tutte le commettiture de’ piombi con saldatoi di stagno; et in alcune traverse, dove vanno i ferri, si mette fili di rame impiombati, accioche possino reggere, et legare l’opra: la quale s’arma di ferri, che non siano al dritto delle figure, ma torti secondo le commettiture di quelle, a cagione, che e’ non impedischino il vederle. Questi si mettono con inchiovature ne’ ferri, che reggono il tutto. Et non si fanno quadri, ma tondi accio impedischino manco la vista Et da la banda di fuori si mettono alle finestre, et ne’ buchi delle pietre s’impiombano, et con fili di rame, che ne’ piombi delle finestre saldati siano a fuoco, si legano fortemente. Et perche i fanciulli, o altri impedimenti non le guastino, vi si mette dietro una rete di filo di rame sottile. Le quali opre, se non fossero in materia troppo frangibile durerebbono al mondo infinito tempo. Ma per questo non resta, che l’arte non sia difficile, artificiosa, et bellissima.


Del niello, e come per quello habbiamo le stampe di rame; et come

s’intaglino gl’argenti, per fare gli smalti di basso

rilievo, et similmente si ceselino le gros

serie.      Cap. XXXIII.