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PITTURA | 61 |
loro, se bene e’ fosse stato di piu di mille. Lavorarono però di questo gli antichi ancora nelle incrostature delle pietre fini, come apertamente si vede nel portico di san Pietro, dove è una gabbia con un’uccello in un campo di porfido, e d’altre pietre diverse, commesse in quello con tutto il resto degli staggi et delle altre cose. Ma per essere il legno piu facile, et molto piu dolce a questo lavoro; hanno potuto i Maestri nostri lavorarne piu abbondantemente, et in quel modo, che hanno voluto. Usarono gia per far l’ombre, abbronzarle col fuoco da una banda: il che bene imitava l’ombra; ma gli altri hanno usato di poi olio di zolfo, et acque di solimati, et di arsenichi, con le quali cose hanno dato quelle tinture, che eglino stessi hanno voluto; Come si vede nell’opre di fra Damiano in San Domenico di Bologna. Et perche tale professione consiste solo ne’ disegni, che siano atti a tale esercizio, pieni di casamenti, et di cose che habbino i lineamenti quadrati; et si possa per via di chiari, et di scuri dare loro forza, et rilievo; hannolo fatto sempre persone, che hanno avuto piu pacienza, che disegno. Et cosi s’è causato, che molte opere vi si sono fatte. Et si sono in questa professione lavorate storie di figure, frutti, et animali, che in vero alcune cose sono vivissime; ma per essere cosa, che tosto diventa nera, et non contrafa se non la pittura, essendo da meno di quella, et poco durabile per i tarli, et per il fuoco, è tenuto tempo buttato in vano, anchora, che e’ sia pure, et lodevole, et maestrevole.
Del dipignere le finestre di vetro; et come elle si conduchino co’ piombi, e co’ ferri da sostenerle senza impedimento delle figure. Cap. XXXII.
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