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stria. Laonde è ella molto venuta in uso per la sua bellezza; Et ha causato ancora, che molti pavimenti di stanze hoggi si fanno di mattoni, che siano una parte di terra bianca, cioè di quella, che trae in azurrino, quando ella è fresca, e cotta diventa bianca; et l’altra della ordinaria da fare mattoni, che viene rossa quando ella è cotta. Di queste due sorti si sono fatti pavimenti commessi di varie maniere a spartimenti, come ne fanno fede le sale papali a Roma al tempo di Raffaello da Urbino; et hora ultimamente molte stanze in castello Santo Agnolo, dove si sono con i medesimi mattoni fatte imprese di gigli, commessi di pezi, che dimostrano l’arme di Papa Paulo; et molte altre imprese. Et in Firenze il pavimento della libreria di San Lorenzo, fatta fare dal Duca Cosimo; et tutte sono state condotte con tanta diligenza, che piu di bello non si puo desiderare in tale magisterio. Et di tutte queste cose commesse fu cagione il primo musaico. Et perche, dove si è ragionato delle pietre, et marmi di tutte le sorti, non si è fatto menzione d’alcuni misti nuovamente trovati dal signor Duca Cosimo, dico che l’anno 1563 sua Eccellenza ha trovato ne’ monti di Pietrasanta presso alla villa di Stazzema un monte, che gira 2. miglia. et altissimo; la cui prima scorza è di marmi bianchi ottimi per fare statue. Il di sotto è un mischio rosso, e gialliccio; e quello che è piu adentro, è verdiccio, nero, rosso, e giallo, con altre varie mescolanze di colori, e tutti sono in modo duri, che quanto piu si va à dentro, si trovano maggior saldezze, et insino a hora vi si vede da cavar colonne di quindici, in venti braccia. Non se n’é ancor messo in uso; perche si va tuttavia facendo d’ordine di Sua Eccellenza una strada di tre miglia, per potere condurre questi marmi dalle dette cave alla marina. i quali mischi saranno, per quello, che si vede molto a proposito per pavimenti.


Del musaico di legname, cioè delle Tarsie: et dell’istorie, che si fanno di legni tinti, et commessi a guisa di Pitture.     Cap. XXXI.


Q
Uanto sia facil cosa l’aggiugnere all’invenzioni de’ passati qualche nuovo trovato sempre; assai chiaro ce lo dimostra non solo il predetto commesso de pavimenti, che senza dubbio vien dal musaico; ma le stesse Tarsie ancora, et le figure di tante varie cose, che a similitudine pur del musaico, et della pittura, sono state fatte da’ nostri vecchi di piccoli pezzetti di legno commessi, et uniti insieme nelle tavole del noce, et colorati diversamente; Ilche i moderni chiamano lavoro di commesso, benche a’ vecchi fosse Tarsia. Le miglior cose, che in questa spezie gia si facessero, furono in Firenze nei tempi di Filippo di ser Brunellesco: et poi di Benedetto da Maiano. Il quale nientedimanco giudicandole cosa disutile, si levò in tutto da quelle, come nella vita sua si dira. Costui, come gli altri passati le lavorò solamente di nero, et di bianco. Ma fra Giovanni Veronese, che in esse fece gran frutto, largamente le migliorò; dando varij colori a’ legni, con acque, et tinte bollite, e con olij penetrativi; per havere di legname i chiari, e gli scuri, variati diversamente, come nella arte della Pittura. Et lumeggiando con bianchissimo legno di Silio sottilmente le cose sue. Questo lavoro hebbe origine primieramente nelle prospettive. Perche quelle havevano termine di canti vivi, che commettendo insieme i pezi facevano il profilo; et pareva tutto d’un pezzo il piano dell’opera

loro