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grottesche, che si fanno sul muro, dunque quelle, che vanno in campo bianco, non ci essendo il campo di stucco, per non essere bianca la calce; si dà per tutto sottilmente il campo di bianco: et fatto cio si spolverano, et si lavorano in fresco di colori sodi; perche non harebbono mai la grazia, c’hanno quelle, che si lavorano su lo stucco. Di questa spezie possono essere grottesche grosse, e sottili, le quali vengono fatte nel medesimo modo, che si lavorano le figure a fresco, o in muro.


Come si lavorino le grottesche su lo stucco.     Cap. XXVII.


L

E grottesche sono una spezie di pittura licenziose, et ridicolo molto, fatte da gl’antichi, per ornamenti di vani, dove in alcuni luoghi non stava bene altro, che cose in aria: per ilche facevano in quelle tutte sconciature di monstri, per strattezza della natura; et per gricciolo, et ghiribzizo degli artefici; i quali fanno in quelle, cose senza alcuna regola, apiccando a un sottilissimo filo un peso, che non si puo reggere, à un cavallo le gambe di foglie, a un’huomo le gambe di gru; et infiniti sciarpelloni, et passerotti. Et chi piu stranamente segli immaginava, quello era tenuto piu valente. furono poi regolate, et per fregi, et spartimenti fatto bellissimi andari; cosi di stucchi mescolarono quelle con la pittura. Et si innanzi andò questa pratica, che in Roma, et in ogni luogo, dove i Romani risedevano, ve n’è ancora conservato qualche vestigio. Et nel vero tocche d’oro, et intagliate di stucchi, elle sono opera allegra, et dilettevole a vedere. Queste si lavorano di quattro maniere, l’una lavora lo stucco schietto; l’altra fa gli ornamenti soli di stucco, et dipigne le storie ne’ vani, et le grottesche ne’ fregi; La terza fa le figure parte lavorate di stucco, et parte dipinte di bianco, et nero, contrafacendo Cammei, e altre pietre. Et di questa spezie Grottesche, et stucchi, se n’è visto; et vede tante opere lavorate da’ moderni, i quali con somma grazia, e bellezza hanno adornato le fabbriche piu notabili di tutta l’Italia; che gli antichi rimangono vinti, di grande spacio. L’ultima finalmente lavora d’acquerello in su lo stucco, campando il lume con esso; et ombrandolo con diversi colori. Di tutte queste sorti, che si difendono assai dal tempo, se ne veggono delle antiche in infiniti luoghi a Roma, et a Pozzuolo vicino a Napoli. Et questa ultima sorte si puo anco benissimo lavorare con colori sodi a fresco, lasciando lo stucco bianco, per campo a tutte queste, che nel vero hanno in se bella grazia; et fra esse si mescolano paesi, che molto danno loro de l’allegro. Et cosi ancora storiette di figure piccoli colorite. Et di questa sorte hoggi in Italia ne sono molti maestri, che ne fanno professione, et in esse sono eccellenti.


Del modo del mettere d’oro a bolo, et a mordente, et altri modi.

Cap. XXVIII.


F
U veramente bellissimo segreto, et investigatione sofistica il trovar modo, che l’oro si battesse in fogli si sottilmente, che per ogni migliaio di pezzi battuti, grandi un’ottavo di braccio per ogni verso, bastasse fra l’artificio, et l’oro, il valore solo di sei scudi. Ma non fu punto meno ingegnosa cosa, il trovar modo, a poterlo talmente distendere sopra il Gesso; che il legno, od altro ascostovi sotto, paresse tutto una massa d’oro. Ilche si fa in questamanie-

ra.