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di bolognesi e d’altri. L’opera dunque della testata di quel refettorio fu divisa in tre quadri: in uno aveva ad essere quando Abramo nella valle Mambre apparecchiò da mangiare agl’Angeli; nel secondo Cristo che essendo in casa di Maria Madalena e Marta, parla con essa Marta, dicendogli che Maria ha eletto l’ottima parte; e nella terza aveva da essere dipinto S. Gregorio a mensa co’ dodici poveri, fra i quali conobbe essere Cristo. Per tanto messo mano all’opera in quest’ultima finsi San Gregorio a tavola in un convento, e servito da monaci bianchi di quell’Ordine, per potervi accomodare que’ padri, secondo che essi volevano. Feci, oltre ciò, nella figura di quel santo Pontefice l’effigie di papa Clemente VII, et intorno, fra molti signori, ambasciadori, principi et altri personaggi che lo stanno a vedere mangiare, ritrassi il duca Alessandro de’ Medici per memoria de’ beneficii e favori che io aveva da lui ricevuti, e per essere stato chi egli fu, e con esso molti amici miei; e fra coloro che servono a tavola, poveri, ritrassi alcuni frati miei domestici di quel convento, come di forestieri che mi servivano, dispensatore, canovaio, et altri così fatti, e così l’abate Serraglio, il generale don Cipriano da Verona et il Bentivoglio. Parimente ritrassi il naturale ne’ vestimenti di quel Pontefice, contrafacendo velluti, damaschi et altri drappi d’oro e di seta d’ogni sorte. L’apparecchio poi, vasi, animali et altre cose feci fare a Cristofano dal Borgo, come si disse nella sua vita. Nella seconda storia cercai fare di maniera le teste, i panni et i casamenti, oltre all’essere diversi dai primi, che facessino più che si può apparire l’affetto di Cristo nell’instituire Madalena, e l’affezione e prontezza di Marta nell’ordinare il convito e dolersi d’essere lasciata sola dalla sorella in tante fatiche e ministerio; per non dir nulla dell’attenzione degl’Apostoli et altre molte cose da essere considerate in questa pittura. Quanto alla terza storia, dipinsi i tre Angeli (venendomi ciò fatto non so come) in una luce celeste, che mostra partirsi da loro, mentre i raggi d’un sole gli circonda in una nuvola. De’ quali tre Angeli il vecchio Abramo adora uno, se bene sono tre quelli che vede, mentre Sarra si sta ridendo e pensando come possa essere quello che gl’è stato promesso, et Agar con Ismael in braccio si parte dall’ospizio. Fa anco la medesima luce chiarezza ai servi che apparecchiano, fra i quali alcuni, che non possono sofferire lo splendore, si mettono le mani sopra gl’occhi e cercano di coprirsi; la quale varietà di cose, perché l’ombre crude et i lumi chiari danno più forza alle pitture, fecero a questa aver più rilievo che l’altre due non hanno, e variando di colore, fecero effetto molto diverso. Ma così avess’io saputo mettere in opera il mio concetto, come sempre con nuove invenzioni e fantasie sono andato, allora e poi, cercando le fatiche et il difficile dell’arte! Quest’opera dunque, comunche sia, fu da me condotta in otto mesi, insieme con un fregio a fresco et architettura, intagli, spalliere, tavole et altri ornamenti di tutta l’opera e di tutto quel refettorio; et il prezzo di tutto mi contentai che fusse dugento scudi, come quelli che più aspirava alla gloria che al guadagno. Onde Messer Andrea Alciati mio amicissimo, che allora leggeva in Bologna, vi fece far sotto queste parole: "Octonis mensibus opus ab Aretino Georgio pictum, non tam praecio, quam amicorum obsequio, et honoris voto anno 1539. Philippus Serralius pon. curavit".