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e cose piccole, lasciando l’opere maggiori, n’ha fatto infiniti, onde se ne veggiono alcuni di papa Paulo Terzo belli e simili affatto. Similmente con disegni di Michelagnolo e di sue opere ha fatto una infinità di cose similmente piccole, e fra l’altre in una sua opera ha fatta tutta la facciata del Giudizio, che è cosa rara e condotta ottimamente, e nel vero, per cose piccole di pittura, non si può far meglio. Per lo che gli ha finalmente il gentilissimo Messer Tommaso de’ Cavalieri, che sempre l’ha favorito, fatto dipignere con disegni di Michelagnolo una tavola per la chiesa di San Giovanni Laterano, d’una Vergine annunziata bellissima. Il quale disegno di man propria del Buonarruoto, da costui imitato, donò al signor duca Cosimo, Lionardo Buonarruoti, nipote di esso Michelagnolo, insieme con alcuni altri, di fortificazioni, d’architettura et altre cose rarissime. E questo basti di Marcello, che per ultimo attende a lavorare cose piccole, conducendole con veramente estrema et incredibile pacienza. Di Iacopo del Conte fiorentino, il quale sì come i sopra detti abita in Roma, si sarà detto a bastanza fra in questo et in altri luoghi, se ancora se ne dirà alcun altro particolare. Costui dunque essendo stato in fin dalla sua giovanezza molto inclinato a ritrarre di naturale, ha voluto che questa sia stata sua principale professione, ancora che abbia secondo l’occasioni fatto tavole e lavori in fresco pure assai in Roma e fuori. Ma de’ ritratti, per non dire di tutti, che sarebbe lunghissima storia, dirò solamente che egli ha ritratto da papa Paulo Terzo in qua tutti i pontefici che sono stati, e tutti i signori et ambasciatori d’importanza che sono stati a quella corte. E similmente capitani d’eserciti e grand’uomini di casa Colonna e degli Orsini, il signor Piero Strozzi et una infinità di vescovi, cardinali et altri gran prelati e signori, senza molti letterati et altri galantuomini, che gl’hanno fatto acquistare in Roma nome, onore et utile. Onde si sta in quella città con sua famiglia molto agiata et onoratamente. Costui da giovanetto disegnava tanto bene, che diede speranza, se avesse seguitato, di farsi eccellentissimo, e saria stato veramente, ma, come ho detto, si voltò a quello a che si sentiva da natura inclinato. Nondimeno non si possono le cose sue se non lodare. È di sua mano una sua tavola, che è nella chiesa del Popolo, un Cristo morto; et in un’altra, che ha fatta in San Luigi, alla cappella di San Dionigi, con storie, è quel Santo. Ma la più bell’opera che mai facesse si fu dua storie a fresco, che già fece, come s’è detto in altro luogo, nella Compagnia della Misericordia de’ Fiorentini, con una tavola d’un Deposto di croce, con i ladroni confitti e lo svenimento di Nostra Donna, colorita a olio, molto belle e condotte con diligenzia e con suo molto onore. Ha fatto per Roma molti quadri e figure in varie maniere e fatto assai ritratti interi vestiti e nudi d’uomini e di donne, che sono stati bellissimi, però che così erano i naturali. Ha ritratto anco secondo l’occasioni molte teste di signore, gentildonne e principesse, che sono state a Roma. E fra l’altre so che già ritrasse la signora Livia Colonna, nobilissima donna, per chiarezza di sangue, virtù e bellezza incomparabile. E questo basti di Iacopo del Conte, il quale vive e va continuamente operando.