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Et in San Iacopo degli Spagnuoli, all’altare maggiore, fece in una gran tavola un bellissimo Crucifisso, con alcuni Angeli attorno, la Nostra Donna, San Giovanni et oltre ciò due gran quadri, che la mettono in mezzo, con una figura per quadro alta nove palmi, cioè San Iacopo apostolo e Santo Alfonso vescovo, nei quali quadri si vede che mise molto studio e diligenza. A piazza Giudea, nella chiesa di San Tommaso, ha dipinto tutta una cappella a fresco, che risponde nella corte di casa Cenci, facendovi la natività della Madonna, l’essere annunziata dall’Angelo et il partorire il Salvatore Gesù Cristo. Al cardinal Capodiferro ha dipinto nel suo palazzo un salotto molto bello de’ fatti degl’antichi Romani. Et in Bologna fece già nella chiesa di San Martino la tavola dell’altare maggiore, che fu molto comendata. Al signor Pierluigi Farnese, duca di Parma e Piacenza, il quale servì alcun tempo, fece molte opere et in particolare un quadro, che è in Piacenza fatto per una cappella, dentro al quale è la Nostra Donna, San Giuseppo, San Michele, San Giovanni Batista et un Angelo di palmi otto. Dopo il suo ritorno di Lombardia fece nella Minerva, cioè nell’andito della sagrestia, un Crucifisso, e nella chiesa un altro. E dopo fece a olio una Santa Caterina et una Santa Agata. Et in San Luigi fece una storia a fresco a concorrenza di Pellegrino Pellegrini bolognese, e di Iacopo del Conte fiorentino. In una tavola a olio, alta palmi sedici, fatta nella chiesa di Santo Alò, dirimpetto alla Misericordia, Compagnia de’ Fiorentini, dipinse non ha molto la Nostra Donna, San Iacopo apostolo, Santo Alò e San Martino vescovi, et in San Lorenzo in Lucina, alla cappella della contessa di Carpi, fece a fresco un San Francesco che riceve le stimate. E nella sala de’ re fece al tempo di papa Pio Quarto, come s’è detto, una storia a fresco sopra la porta della cappella di Sisto, nella quale storia, che fu molto lodata, Pipino re de’ Franchi dona Ravenna alla Chiesa romana e mena prigione Astulfo re de’ Longobardi, e di questa abbiamo il disegno di propria mano di Girolamo nel nostro libro, con molti altri del medesimo. E finalmente ha oggi fra mano la cappella del cardinale Cesis in Santa Maria Maggiore, dove ha già fatto in una gran tavola il martirio di Santa Caterina fra le ruote, che è bellissima pittura, come sono l’altre che quivi et altrove va continuamente e con suo molto studio lavorando. Non farò menzione de’ ritratti, quadri et altre opere piccole di Girolamo, perché oltre che sono infiniti, queste possono bastare a farlo conoscere per eccellente e valoroso pittore. Avendo detto di sopra, nella vita di Perino del Vaga, che Marcello pittore mantovano operò molti anni sotto di lui cose che gli dierono gran nome, dico al presente, venendo più al particolare, che egli già dipinse nella chiesa di Santo Spirito la tavola e tutta la cappella di San Giovanni Evangelista col ritratto di un commendatore di detto Santo Spirito, che murò quella chiesa e fece la detta cappella. Il quale ritratto è molto simile e la tavola bellissima; onde, veduta la bella maniera di costui, un frate del Piombo gli fece dipignere a fresco nella Pace, sopra la porta che di chiesa entra in convento, un Gesù Cristo fanciullo, che nel tempio disputa con i dottori, che è opera bellissima. Ma perché si è dilettato sempre costui di fare ritratti