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piena di ofiziali con le torce, vescovi e cardinali, el Santissimo Sacramento portato dal papa, col il resto della corte e guardia de’ lanzi, e finalmente Castello Sant’Agnolo che tira artiglierie: cosa tutta da fare stupire e maravigliare ogni acutissimo ingegno. Nel principio dello ofizio de’ morti son dua storie: la Morte che trionfa sopra tutti e mortali potenti di stati e regni, come la bassa plebe, dirimpetto nell’altra storia è la resurrezione di Lazzaro, e dreto la Morte che combatte con alcuni a cavallo. Nello ofizio della Croce ha fatto Cristo crucifisso e dirimpetto Moisè con la pioggia delle serpe e lui che mette in alto quella di bronzo. A quello dello Spirito Santo è quando gli scende sopra gl’Apostoli, e dirimpetto il murar la torre di Babilonia da Nebrot. La quale opera fu condotta con tanto studio e fatica da don Giulio nello spazio di nove anni, che non si potrebbe, per modo di dire, pagare questa opera con alcun prezzo già mai. E non è possibile vedere per tutte le storie la più strana e bella varietà di bizzarri ornamenti, e diversi atti e positure d’ignudi, maschi e femine, studiati e ben ricerchi in tutte le parti, e poste con proposito attorno in detti fregi per arricchirne quell’opera. La quale diversità di cose spargono per tutta quell’opera tanta bellezza, che ella pare cosa divina e non umana, e massimamente avendo con i colori e con la maniera fatto sfuggire et allontanare le figure, i casamenti et i paesi, con tutte quelle parti che richiede la prospettiva e con la maggior perfezzione che si possa. Intanto che così da presso come lontano fanno restare ciascun maravigliato, per non dire nulla di mille varie sorti d’alberi tanto ben fatti, che paiono fatti in paradiso. Nelle storie et invenzioni si vede disegno, nel componimento ordine e varietà, e ricchezza negl’abiti, condotti con sì bella grazia e maniera, che par impossibile siano condotti per mano d’uomini, onde possiàn dire che don Giulio abbia, come si disse a principio, superato in questo gl’antichi e moderni, e che sia stato a’ tempi nostri un piccolo e nuovo Michelagnolo. Il medesimo fece già un quadrotto di figure piccole al Cardinale di Trento, sì vago e bello che quel signore ne fece dono all’imperatore Carlo Quinto; e dopo al medesimo ne fece un altro di Nostra Donna et insieme il ritratto del re Filippo, che furono bellissimi e per ciò donati al detto Re catolico. Al medesimo cardinal Farnese fece in un quadrotto la Nostra Donna col Figliuolo in braccio, Santa Lisabetta, San Giovannino et altre figure, che fu mandato in Ispagna a Rigomes. In un altro che oggi l’ha il detto Cardinale, fece San Giovanni Batista nel deserto con paesi et animali bellissimi, et un altro simile ne fece poi al medesimo, per mandare al re Filippo. Una Pietà, che fece con la Madonna et altre molte figure, fu dal detto Farnese donata a papa Paulo Quarto, che mentre visse la volle sempre appresso di sé. Una storia dove Davit taglia la testa a Golia gigante fu dal medesimo Cardinale donata a madama Margherita d’Austria, che la mandò al re Filippo suo fratello, insieme con un altro che per compagnia di quello gli fece fare quella illustrissima signora, dove Iudit tagliava il capo ad Oloferne. Dimorò già molti anni sono don Giulio appresso al duca Cosimo molti mesi, et in detto tempo gli