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architettura un casotto nella contrada de’ Moroni, pieno in modo di capricciose invenzioni, che non n’è forse un altro simile in tutto Milano. Nel partimento della facciata sono sopra a’ pilastri sei prigioni di braccia sei l’uno tutti di pietra viva, e fra essi in alcune nicchie, fatte a imitazione degl’antichi, con terminetti, finestre e cornici tutte varie da quel che s’usa e molto graziose, e tutte le parti di sotto corrispondono con bell’ordine a quelle di sopra, le fregiature sono tutte di varii stromenti dell’arti del disegno. Dalla porta principale, mediante un andito si entra in un cortile, dove nel mezzo, sopra quattro colonne, è il cavallo con la statua di Marco Aurelio formato di gesso da quel proprio che è in Campidoglio. Dalla quale statua ha voluto che quella sua casa sia dedicata a Marco Aurelio. E quanto ai prigioni, quel suo capriccio da diversi è diversamente interpretato. Oltre al qual cavallo, come in altro luogo s’è detto, ha in quella sua bella e comodissima abitazione formate di gesso quant’opere lodate di scultura o di getto ha potuto avere, o moderne, o antiche. Un figliuolo di costui chiamato Pompeo, il quale è oggi al servizio del re Filippo di Spagna, non è punto inferiore al padre in lavorare conii di medaglie d’acciaio e far di getto figure maravigliose. Onde in quella corte è stato concorrente di Giovanpaulo Poggini fiorentino, il quale sta anch’egli a’ servigi di quel Re et ha fatto medaglie bellissime. Ma Pompeo avendo molti anni servito quel Re, disegna tornarsene a Milano a godere la sua casa aureliana e l’altre fatiche del suo eccellente padre, amorevolissimo di tutti gl’uomini virtuosi. E per dir ora alcuna cosa delle medaglie e de’ conii d’acciaio con che si fanno, io credo che si possa con verità affermare i moderni ingegni avere operato quanto già facessero gl’antichi romani nella bontà delle figure, e che nelle lettere et altre parti gl’abbiano superato. Il che si può vedere chiaramente, oltre molti altri, in dodici rovesci che ha fatto ultimamente Pietro Paulo Galeotti nelle medaglie del duca Cosimo, e sono questi: Pisa quasi tornata nel suo primo essere, per opera del Duca, avendole egli asciutto il paese intorno e seccati i luoghi paludosi e fattole altri assai miglioramenti; l’acque condotte in Firenze da luoghi diversi; la fabrica de’ magistrati ornata e magnifica per comodità publica; l’unione degli stati di Fiorenza e Siena; l’edificazione d’una città e dua fortezze nell’Elba; la colonna condotta da Roma e posta in Fiorenza in sulla piazza di Santa Trinita; la conservazione fine et augumentazione della libreria di San Lorenzo per utilità publica; la fondazione de’ cavalieri di Santo Stefano; la rinunzia del governo al principe; le fortificazioni dello stato; la milizia o vero bande del suo stato; il palazzo de’ Pitti con giardini, acque e fabrica, condotto sì magnifico e regio, de’ quali rovesci non metto qui né le lettere che hanno a torno né la dichiarazion loro, avendo a trattarne in altro luogo. I quali tutti dodici rovesci sono belli affatto e condotti con molta grazia e diligenza, come è anco la testa del Duca, che è di tutta bellezza; parimente i lavori e medaglie di stucchi, come ho detto altra volta, si fanno oggi di tutta perfezzione. Et ultimamente Mario Capocaccia anconetano ha fatti di stucchi di colore in scatolette ritratti e teste veramente bellissime, come sono un ritratto di papa Pio Quinto, ch’io vidi non ha molto, e quello del cardinale Alessandrino.