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del Conte pittore fiorentino e Girolamo Siciolante da Sermoneta avessero nella medesima cappella molte cose lavorato, non fu loro Pellegrino punto inferiore, anzi pare a molti che si portasse meglio di loro nella fierezza, grazia, colorito e disegno di quelle sue pitture, le quali poi furono cagione che monsignor Poggio si servisse assai di Pellegrino; perciò che avendo in sul monte Esquilino, dove aveva una sua vigna, fabricato un palazzo fuor della porta del Popolo, volle che Pellegrino gli facesse alcune figure nella facciata, e che poi gli dipignesse dentro una loggia, che è volta verso il Tevere, la quale condusse con tanta diligenza, che è tenuta opera molto bella e graziosa. In casa di Francesco Formento, fra la strada del Pellegrino e Parione, fece in un cortile una facciata e due altre figure, e con ordine de’ ministri di papa Giulio Terzo lavorò in Belvedere un’arme grande con due figure, e fuora della porta del Popolo alla chiesa di Santo Andrea, la quale avea fatto edificare quel Pontefice, fece un San Piero et un Santo Andrea, che furono due molto lodate figure; il disegno del quale San Piero è nel nostro libro con altre carte disegnate dal medesimo con molta diligenza. Essendo poi mandato a Bologna da monsignor Poggio, gli dipinse a fresco in un suo palazzo molte storie, fra le quali n’è una bellissima, nella quale si vede, e per molti ignudi e vestiti, e per i leggiadri componimenti delle storie, che superò se stesso, di maniera che non ha anco fatto ma’ poi altra opera di questa migliore. In San Iacopo della medesima città cominciò a dipignere pure al cardinale Poggio una cappella, che poi fu finita dal già detto Prospero Fontana. Essendo poi condotto Pellegrino dal cardinale d’Augusta alla Madonna di Loreto, gli fece di stucchi e di pitture una bellissima cappella: nella volta in un ricco partimento di stucchi è la Natività e presentazione di Cristo al tempio nelle braccia di Simeone, e nel mezzo è massimamente il Salvatore trasfigurato in sul monte Tabor, e con esso Moisè, Elia et i discepoli; e nella tavola che è sopra l’altare, dipinse San Giovanni Batista che battezza Cristo, et in questa ritrasse ginocchioni il detto Cardinale. Nelle facciate dagli lati dipinse in una S. Giovanni che predica alle turbe e nell’altra la decollazione del medesimo, e nel Paradiso sotto la chiesa dipinse storie del giudicio et alcune figure di chiaro scuro, dove oggi confessano i Teatini. Essendo non molto dopo condotto da Giorgio Morato in Ancona, gli fece per la chiesa di Santo Agostino, in una gran tavola a olio, Cristo battezzato da S. Giovanni, e da un lato S. Paulo con altri Santi, e nella predella buon numero di figure piccole, che sono molto graziose. Al medesimo fece nella chiesa di S. Ciriaco sul monte un bellissimo adornamento di stucco alla tavola dell’altar maggiore e dentro un Cristo tutto tondo di rilievo di braccia cinque, che fu molto lodato; parimente ha fatto nella medesima città un ornamento di stucco grandissimo e bellissimo all’altare maggiore di S. Domenico, et arebbe anco fatto la tavola, ma perché venne in diferenza col padrone di quell’opera, ella fu data a fare a Tiziano Vecello, come si dirà a suo luogo. Ultimamente avendo preso a fare Pellegrino nella medesima città d’Ancona la loggia de’ mercanti, che è volta da una parte sopra la marina e dall’altra verso la principale strada della città, ha adornato la volta, che è fabbrica nuova, con molte figure grandi di stucco e pitture. Nella quale opera perché ha posto Pellegrino ogni sua maggior