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galleria è tutta lavorata di stucchi e di pitture, fatte con molta diligenza dai sopra detti et altri pittori giovani, ma però con i disegni dell’abate, sì come è anco la sala vecchia et una bassa galleria, che è sopra lo stagno, la quale è bellissima e meglio e di più bell’opere ornata, che tutto il rimanente di quel luogo, del qual troppo lunga cosa sarebbe voler pienamente ragionare. A Medone ha fatto il medesimo abate Primaticcio infiniti ornamenti al cardinale di Lorena in un suo grandissimo palazzo chiamato la Grotta, ma tanto straordinario di grandezza, che a somiglianti degl’antichi, così fatti edificii potrebbe chiamarsi le terme, per la infinità e grandezza delle logge, scale e camere publiche e private che vi sono. E per tacere l’altre particolarità, è bellissima una stanza chiamata il padiglione, per essere tutta adorna con partimenti di cornici, che hanno la veduta di sotto in su, piena di molte figure, che scortano nel medesimo modo e sono bellissime. Di sotto è poi una stanza grande con alcune fontane lavorate di stucchi e piene di figure tutte tonde e di spartimenti di conchiglie e altre cose marittime e naturali, che sono cosa maravigliosa e bella oltremodo, e la volta è similmente tutta lavorata di stucchi ottimamente per man di Domenico del Barbieri pittore fiorentino, che è non pure eccellente in questa sorte di rilievi, ma ancora nel disegno, onde in alcune cose che ha colorite ha dato saggio di rarissimo ingegno. Nel medesimo luogo ha lavorato ancora molte figure di stucco pur tonde uno scultore similmente de’ nostri paesi, chiamato Ponzio, che si è portato benissimo. Ma perché infinite e varie sono l’opere che in questi luoghi sono state fatte in servigio di que’ signori, vo toccando solamente le cose principali dell’abate, per mostrare quanto è raro nella pittura, nel disegno e nelle cose d’architettura, e nel vero non mi parrebbe fatica allargarmi intorno alle cose particolari, se io n’avessi vera e distinta notizia, come ho delle cose di qua. Ma quanto al disegno il Primaticcio è stato et è eccellentissimo, come si può vedere in una carta di sua mano dipinta delle cose del cielo, la quale è nel nostro libro e fu da lui stesso mandata a me, che la tengo, per amor suo e perché è di tutta perfezzione, carissima. Morto il re Francesco, restò l’abate nel medesimo luogo e grado appresso al re Enrico, e lo servì mentre che visse, e dopo fu dal re Francesco Secondo fatto commessario generale sopra le fabriche di tutto il regno; nel quale uffizio, che è onoratissimo e di molta riputazione, si esercitò già il padre del cardinale della Bordagiera e monsignor di Villaroy. Morto Francesco II, continuando nel medesimo uffizio serve il presente Re, di ordine del quale e della Reina madre ha dato principio il Primaticcio alla sepoltura del detto re Enrico, facendo nel mezzo d’una cappella a sei facce la sepoltura di esso Re et in quattro facce la sepoltura di quattro figliuoli. In una dell’altre due facce della cappella è l’altare e nell’altra la porta. E perché vanno in queste opere moltissime statue di marmo e bronzi e storie assai di basso rilievo, ella riuscirà opera degna di tanto e sì gran Re, e dell’eccellenza et ingegno di sì raro artefice, come è questo abate di S. Martino, il quale è stato ne’ suoi migliori anni in tutte le cose che appartengono alle nostre arti eccellentissimo et universale, poiché si è adoperato in servigio de’ suoi signori non solo nelle fabriche, pitture e stucchi, ma ancora in molti apparati di feste e mascherate con bellissime e capricciose invenzioni; è stato liberalissimo e molto amorevole verso