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figure antiche; le quali vennono tanto bene, che paiano le stesse antiche, come si può vedere là dove furono poste nel giardino della Reina a Fontanableò, con grandissima sodisfazione di quel Re, che fece in detto luogo quasi una nuova Roma. Ma non tacerò che ebbe il Primaticcio, in far le dette statue, maestri tanto eccellenti nelle cose del getto, che quell’opere vennero, non pure sottili, ma con una pelle così gentile, che non bisognò quasi rinettarle. Ciò fatto, fu commesso al Primaticcio che desse fine alla galleria che il Rosso aveva lasciata imperfetta, onde messovi mano, la diede in poco tempo finita con tanti stucchi e pitture, quante in altro luogo siano state fatte già mai; per che trovandosi il Re ben servito nello spazio di otto anni, che aveva per lui lavorato costui, lo fece mettere nel numero de’ suoi camerieri e poco appresso, che fu l’anno 1544, lo fece, parendogli che Francesco il meritasse, abate di San Martino. Ma con tutto ciò non ha mai restato Francesco di fare lavorare molte cose di stucco e di pitture in servigio del suo Re e degl’altri, che dopo Francesco Primo hanno governato quel regno. E fra gl’altri che in ciò l’hanno aiutato, l’ha servito, oltre molti de’ suoi bolognesi, Giovambatista figliuolo di Bartolomeo Bagnacavallo, il quale non è stato manco valente del padre in molti lavori e storie, che ha messo in opera del Primaticcio. Parimente l’ha servito assai tempo un Ruggieri da Bologna, che ancora sta con esso lui; similmente Prospero Fontana, pittore bolognese, fu chiamato in Francia non ha molto dal Primaticcio, che disegnava servirsene; ma essendovi subito che fu giunto amalato con pericolo della vita, se ne tornò a Bologna. E per vero dire questi due, cioè il Bagnacavallo et il Fontana, sono valent’uomini, et io che dell’uno e dell’altro mi sono assai servito - cioè del primo a Roma e del secondo a Rimini et a Fiorenza - lo posso con verità affermare. Ma fra tutti coloro che hanno aiutato l’abate Primaticcio, niuno gli ha fatto più onore di Niccolò da Modena, di cui si è altra volta ragionato, perciò che costui con l’eccellenza della sua virtù ha tutti gl’altri superato, avendo condotto di sua mano, con i disegni dell’abate, una sala, detta del ballo, con tanto gran numero di figure, che appena pare che si possano numerare, e tutte grandi quanto il vivo e colorite d’una maniera chiara, che paiano con l’unione de’ colori a fresco, lavorate a olio. Dopo quest’opera ha dipinto nella gran galleria, pur con i disegni dell’abate, sessanta storie della vita e fatti d’Ulisse, ma di colorito molto più scuro che non son quelle della sala del ballo. E ciò è avvenuto però che non ha usato altro colore, che le terre in quel modo schiette ch’elle sono prodotte dalla natura, senza mescolarvi si può dire bianco, ma cacciate ne’ fondi tanto terribilmente di scuro, che hanno una forza e rilievo grandissimo. Et oltre ciò l’ha condotte con una sì fatta unione per tutto, che paiono quasi fatte tutte in un medesimo giorno, onde merita lode straordinaria e massimamente avendole condotte a fresco senza averle mai ritocche a secco, come oggi molti costumano di fare. La volta similmente di questa