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ma ancora nel fare di bronzo e nella poesia parimente molto esercitato. Così fatto, dunque, era l’ornamento del catafalco, il quale, perché andava digradando ne’ suoi piani tanto che vi si poteva andare attorno, era quasi a similitudine del mausoleo d’Augusto in Roma, e forse per essere quadro più si assomigliava al Settizonio di Severo, non a quello presso al Campidoglio, che comunemente così è chiamato per errore, ma al vero, che nelle Nuove Rome si vede stampato appresso l’Antoniane. Infin qui, dunque, aveva il detto catafalco tre gradi: dove giacevano i fiumi era il primo, il secondo dove le figure doppie posavano, et il terzo dove avevano il piede le scempie. Et in su questo piano ultimo nasceva una base o vero zoccolo alta un braccio, e molto minore per larghezza e lunghezza del detto ultimo piano; sopra i risalti della quale sedevano le dette figure scempie et intorno alla quale si leggevano queste parole: "Sic ars extollitur arte". Sopra questa base poi posava una piramide, alta braccia nove, in due parti della quale, cioè in quella che guardava la porta principale et in quella che volgeva verso l’altare maggiore, giù da basso, era in due ovati la testa di Michelagnolo di rilievo ritratta dal naturale e stata molto ben fatta da Santi Buglioni. In testa della piramide era una palla a essa piramide proporzionata, come se in essa fussero state le ceneri di quegli che si onorava, e sopra la palla era, maggiore del naturale, un Fama, finta di marmo, in atto che pareva volasse et insieme facesse per tutto il mondo risonare le lodi et il pregio di tanto artefice, con una tromba la quale finiva in tre bocche. La quale Fama fu di mano di Zanobi Lastricati, il quale, oltre alle fatiche che ebbe come proveditore in tutta l’opera, non volle anco mancare di mostrare con suo molto onore la virtù della mano e dell’ingegno. In modo che dal piano di terra alla testa della Fama era, come si è detto, l’altezza di braccia ventotto. Oltre al detto catafalco, essendo tutta la chiesa parata di rovesci e rasce nere, appiccate non come si suole alle colonne del mezzo, ma alle cappelle che sono intorno intorno, non era alcun vano, fra i pilastri che mettono in mezzo le dette cappelle e corrispondono alle colonne, che non avesse qualche ornamento di pittura et in quale, facendo bella e vaga et ingegnosa mostra, non porgesse in un medesimo tempo maraviglia e diletto grandissimo. E per cominciarmi da un capo, nel vano della prima cappella, che è a canto all’altare maggiore andando verso la sagrestia vecchia, era un quadro alto braccia sei e lungo otto, nel quale con nuova e quasi poetica invenzione era Michelagnolo in mezzo, come giunto ne’ campi Elisii, dove gl’erano da man destra assai maggiori che il naturale i più famosi e que’ tanto celebrati pittori e scultori antichi, ciascuno de’ quali si conosceva a qualche notabile segno: Praxitele al Satiro che è nella vigna di papa Giulio Terzo, Apelle al ritratto d’Alessandro Magno, Zeusi a una tavoletta dove era figurata l’uva che ingannò gl’uccelli, e Parrasio con la finta coperta del quadro di pittura. E così come [questi] a questi, così gl’altri