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le dette figure, et aveva in ogni faccia un quadro di pittura di braccia sei e mezzo per lunghezza e tre d’altezza, e di sopra nasceva un piano nel medesimo modo che quel di sotto, ma minore; e sopra ogni canto sedeva in sul risalto d’un zoccolo una figura quanto di naturale o più; e queste erano quattro donne, le quali per gli stromenti che avevano erano facilmente conosciute per la Pittura, Scultura, Architettura e Poesia; per le cagioni che di sopra nella narrazione della sua vita si sono vedute. Andandosi dunque dalla principale porta della chiesa verso l’altare maggiore, nel primo quadro del secondo ordine del catafalco, cioè sopra la storia nella quale Lorenzo de’ Medici riceve, come si è detto, Michelagnolo nel suo giardino, era con bellissima maniera dipinto, per l’architettura, Michelagnolo innanzi a papa Pio Quarto col modello in mano della stupenda machina della cupola di San Piero di Roma. La quale storia, che fu molta lodata, era stata dipinta da Piero Francia pittore fiorentino, con bella maniera et invenzione. E la statua, o vero simulacro dell’Architettura, che era alla man manca di questa storia, era di mano di Giovanni di Benedetto da Castello, che con tanta sua lode fece anco, come si è detto, il Tevere, uno de’ due fiumi che erano dalla parte dinanzi del catafalco. Nel secondo quadro, seguitando d’andare a man ritta verso la porta del fianco che va fuori, per la pittura si vedeva Michelagnolo dipignere quel tanto, ma non mai a bastanza lodato Giudizio, quello dico che è l’esempio degli scorci e di tutte l’altre difficultà dell’arte. Questo quadro, il quale lavorarono i giovani di Michele di Ridolfo con molta grazia e diligenza, aveva la sua imagine e statua della Pittura similmente a man manca, cioè in sul canto che guarda la sagrestia nuova, fatta da Batista del Cavaliere, giovane non meno eccellente nella scultura, che per bontà, modestia e costumi rarissimo. Nel terzo quadro, volto verso l’altare maggiore, cioè in quello che era sopra il già detto epitaffio, per la scultura si vedeva Michelagnolo ragionare con una donna, la quale per molti segni si conosceva essere la Scultura, e parea che si consigliasse con esso lei. Aveva Michelagnolo intorno alcune di quelle opere che eccellentissime ha fatto nella scultura, e la donna in una tavoletta queste parole di Boezio: "Simili sub imagine formans": allato al qual quadro, che fu opera d’Andrea del Minga e da lui lavorato con bella invenzione e maniera, era in sulla man manca la statua di essa Scultura, stata molto ben fatta da Antonio di Gino Lorenzi scultore. Nella quarta di queste quattro storie, che era volta verso l’organo, si vedeva per la poesia Michelagnolo tutto intento a scrivere alcuna composizione, et intorno a lui, con bellissima grazia e con abiti divisati, secondo che dai poeti sono descritte, le nove Muse et innanzi a esse Appollo con la lira in mano e con la sua corona d’alloro in capo, e con un’altra corona in mano, la quale mostrava di volere porre in capo a Michelagnolo. Al vago e bello componimento di questa storia, stata dipinta con bellissima maniera e con attitudini e vivacità prontissime da Giovanmaria Butteri, era vicina e sulla man manca la statua della Poesia opera di Domenico Poggini, uomo non solo nella scultura e nel fare impronte di monete e medaglie bellissime,