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dire senza ingiurie dell’altre città, che il proprio e principal nido e domicilio di quelle sia Fiorenza, non altrimenti che già fusse delle scienze Atene. Oltre al quale numero d’artefici, erano tanti cittadini loro dietro e tanti dalle bande delle strade dove si passava, che più non ne capivano. E, che è maggior cosa, non si sentiva altro che celebrare da ognuno i meriti di Michelagnolo, e dire la vera virtù avere tanta forza, che poi che è mancata ogni speranza d’utile o onore che si possa da un virtuoso avere, ell’è nondimeno di sua natura e per proprio merito amata et onorata. Per le quali cose apparì questa dimostrazione più viva e più preziosa, che ogni pompa d’oro e di drappi che fare si fusse potuta. Con questa bella frequenza, essendo stato quel corpo condotto in Santa Croce, poi che ebbono i frati fornite le cerimonie che si costumano d’intorno ai defunti, fu portato, non senza grandissima difficultà, come s’è detto, per lo concorso de’ popoli, in sagrestia; dove il detto luogotenente, che per l’uffizio suo vi era intervenuto, pensando di far cosa grata a molti et anco (come poi confessò) disiderando di vedere morto quello che e’ non aveva veduto vivo o l’aveva veduto in età che n’aveva perduta ogni memoria, si risolvé allora di fare aprire la cassa. E così fatto, dove egli e tutti noi presenti credevamo trovare quel corpo già putrefatto e guasto, perché era stato morto giorni venticinque e ventidue nella cassa, lo vedemo così in tutte le sue parti intero e senza alcuno odore cattivo, che stemo per credere che più tosto si riposasse in un dolce e quietissimo sonno. Et oltre che le fattezze del viso erano come a punto quando era vivo (fuori che un poco il colore era come di morto) non aveva niun membro che guasto fusse o mostrasse alcuna schifezza, e la testa e le gote a toccarle erano non altrimenti che se di poche ore innanzi fusse passato. Passata poi la furia del popolo, si diede ordine di metterlo in un deposito in chiesa a canto all’altare de’ Cavalcanti, per me’ la porta che va nel chiostro del capitolo. In quel mezzo sparsasi la voce per la città, vi concorse tanta moltitudine di giovani per vederlo, che fu gran fatica il potere chiudere il deposito. E se era di giorno, come fu di notte, sarebbe stato forza lasciarlo stare aperto molte ore, per sodisfare all’universale. La mattina seguente, mentre si cominciava dai pittori e scultori a dare ordine all’onoranza, cominciarono molti belli ingegni, di che è sempre Fiorenza abondantissima, ad appiccare sopra detto deposito versi latini e volgari, e così per buona pezza fu continuato, intanto che quelli componimenti, che allora furono stampati, furono piccola parte a rispetto de’ molti che furono fatti. Ora per venire all’essequie, le quali non si fecero il dì dopo San Giovanni, come si era pensato, ma furono insino al quattordicesimo giorno di luglio prolungate, i tre deputati (perché Benvenuto Cellini, essendosi da principio sentito alquanto indisposto, non era mai fra loro intervenuto), fatto che ebbero proveditore Zanobi Lastricati scultore, si risolverono a far cosa più tosto ingegnosa e degna dell’arti loro, che pomposa e di spesa. "E nel vero, avendosi a onorare" dissero que’ deputati et il loro proveditore "un uomo come Michelagnolo, e da uomini della professione che egli ha fatto, e più tosto ricchi di virtù che d’amplissime facultà, si dee ciò fare non con pompa regia o soperchie vanità, ma con invenzioni et opere piene di spirito e di vaghezza, che escano