Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/423

lo fa il naturale, dicendo che bisognava avere le seste negli occhi e non in mano, perché le mani operano e l’occhio giudica: che tale modo tenne ancora nell’architettura. Né paia nuovo a nessuno che Michelagnolo si dilettassi della solitudine, come quello che era innamorato dell’arte sua, che vuol l’uomo per sé solo e cogitativo e perché è necessario che, chi vuole attendere agli studii di quella, fugga le compagnie: avenga che chi attende alle considerazioni dell’arte non è mai solo né senza pensieri, e coloro che gliele attribuivano a fantasticheria et a stranezza, hanno il torto, perché chi vuole operar bene, bisogna allontanarsi da tutte le cure e fastidi, perché la virtù vuol pensamento, solitudine e comodità, e non errare con la mente. Con tutto ciò ha avuto caro l’amicizie di molte persone grandi e delle dotte e degli uomini ingegnosi a’ tempi convenienti e se l’è mantenute, come il grande Ipolito cardinale de’ Medici che l’amò grandemente, et inteso che un suo cavallo turco che aveva piaceva per la sua bellezza a Michelagnolo, fu dalla liberalità di quel signore mandato a donare con dieci muli carichi di biada et un servidore che lo governassi, che Michelagnolo volentieri lo accettò. Fu suo amicissimo lo illustrissimo cardinale Polo, innamorato Michelagnolo delle virtù e bontà di lui, il cardinale Farnese e Santacroce, che fu poi papa Marcello, il cardinale Ridolfi, el cardinale Maffeo, e monsignor Bembo, Carpi, e molti altri cardinali e vescovi e prelati, che non accade nominargli, monsignor Claudio Tolomei, el magnifico Messer Ottaviano de’ Medici suo compare che gli battezzò un suo figliuolo, e Messer Bindo Altoviti, al quale donò il cartone della cappella, dove Noè inebriato è schernito da un de’ figliuoli e ricoperto le vergogne dagli altri dua; Messer Lorenzo Ridolfi e Messer Anibal Caro, e Messer Giovan Francesco Lottini da Volterra; et infinitamente amò più di tutti Messer Tommaso de’ Cavalieri gentiluomo romano, quale essendo giovane e molto inclinato a queste virtù, perché egli imparassi a disegnare, gli fece molte carte stupendissime disegnate di lapis nero e rosso di teste divine, e poi gli disegnò un Ganimede rapito in cielo da l’uccel di Giove, un Tizio che l’avvoltoio gli mangia il cuore, la cascata del carro del sole con Fetonte nel Po et una baccanalia di putti, che tutti sono ciascuno per sé cosa rarissima e disegni non mai più visti. Ritrasse Michelagnolo Messer Tommaso in un cartone grande di naturale, che né prima né poi di nessuno fece il ritratto, perché aborriva il fare somigliare il vivo se non era d’infinita bellezza. Queste carte sono state cagione che dilettandosi Messer Tommaso quanto e’ fa, che n’ha poi avute una buona partita che già Michelagnolo fece a fra’ Bastiano Viniziano, che le messe in opera, che sono miracolose, et invero egli le tiene meritamente per reliquie e n’ha accomodato gentilmente gli artefici. Et invero Michelagnolo collocò sempre l’amor suo a persone nobili, meritevoli e degne, che nel vero ebbe giudizio e gusto in tutte le cose. Ha fatto poi fare Messer Tommaso a Michelagnolo molti disegni per amici, come per il cardinale di Cesis la tavola dove è la Nostra Donna annunziata dall’Angelo, cosa nuova, che poi fu da Marcello Mantovano colorita e posta nella cappella di marmo, che ha fatto fare quel Cardinale nella chiesa della Pace di Roma, come ancora un’altra Nunziata colorita pur di mano di Marcello in una tavola nella chiesa di S. Ianni Laterano, che ’l disegno l’ha il duca Cosimo de’ Medici, il quale dopo la morte donò Lionardo Buonarruoti suo nipote a sua eccellenza che gli tien per gioie, insieme con un Cristo che òra nell’orto e molti