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infinitamente. Non ho voluto mancare di fare questa breve memoria perché si vegga che questo uomo cercò di giovare sempre alla nazione sua et agli amici suoi et all’arte. Né fu tornato a pena il Vasari a Roma, che innanzi che fussi il principio dell’anno 1551, la setta sangallesca aveva ordinato contro Michelagnolo un trattato, che il Papa dovessi fare congregazione in San Pietro, e ragunare i fabriceri e tutti quegli che avevono la cura per mostrare con false calumnie a Sua Santità che Michelagnolo aveva guasto quella fabrica: perché avendo egli già murato la nicchia del re, dove sono le tre cappelle, e condottole con le tre finestre sopra, né sapendo quel che si voleva fare nella volta, con giudizio debole avevano dato ad intendere al cardinale Salviati vecchio et a Marcello Cervino, che fu poi papa, che San Piero rimaneva con poco lume. Là dove ragunati tutti, il Papa disse a Michelagnolo che i deputati dicevano che quella nicchia arebbe reso poco lume. Gli rispose: "Io vorrei sentire parlare questi deputati". Il cardinale Marcello rispose: "Siàn noi". Michelagnolo gli disse: "Monsignore, sopra queste finestre, nella volta che s’ha a fare di trevertini ne va tre altre". "Voi non ce l’avete mai detto" disse il cardinale, e Michelagnolo soggiunse: "Io non sono, né manco voglio essere obligato a dirlo, né alla signoria vostra né a nessuno, quel che io debbo o voglio fare; l’ufizio vostro è di far venire danari et avere loro cura dai ladri, et a’ disegni della fabbrica ne avete a lasciare il carico a me". E voltossi al Papa e disse: "Padre Santo, vedete quel che io guadagno, che se queste fatiche che io duro non mi giovano all’anima, io perdo tempo e l’opera". Il Papa, che lo amava, gli messe le mani in sulle spalle e disse: "Voi guadagnate per l’anima e per il corpo, non dubitate", e per aversegli saputo levare dinanzi, gli crebbe il Papa amore infinitamente e comandò a lui et al Vasari che ’l giorno seguente amendue fussino alla vigna Iulia; nel qual luogo ebbe molti ragionamenti seco, che condussero quell’opera quasi alla bellezza che ella è, né faceva né deliberava cosa nessuna di disegno senza il parere e giudizio suo. Et in fra l’altre volse, perché egli ci andava spesso col Vasari, stando Sua Santità intorno alla fonte dell’Acqua Vergine con dodici cardinali, arrivato Michelagnolo volse (dico) il Papa per forza che Michelagnolo gli sedessi allato, quantunque egli umilissimamente il recusassi, onorando lui sempre, quanto è possibile, la virtù sua. Fecegli fare un modello d’una facciata per un palazzo che Sua Santità desiderava fare allato a San Rocco, volendosi servire del mausoleo di Augusto per il resto della muraglia; che non si può vedere per disegno di facciata, né il più vario, né il più ornato, né il più nuovo di maniera e di ordine, avenga, come s’è visto in tutte le cose sue, che e’ non s’è mai voluto obligare a legge, o antica, o moderna di cose d’architettura, come quegli che ha auto l’ingegno atto a trovare sempre cose nuove e varie e non punto men belle. Questo modello è oggi appresso il duca Cosimo de’ Medici, che gli fu donato da papa Pio Quarto, quando gli andò a Roma, che lo tiene fra le sue cose più care. Portò tanto rispetto questo Papa a Michelagnolo, che del continuo prese la sua protezione contro a cardinali et altri che cercavano calunniarlo, e volse che sempre per valenti e reputati che fussino gli artefici andassino a trovarlo a casa, e gli ebbe tanto rispetto e reverenza, che non si ardiva Sua Santità per non gli dare fastidio