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Bosco scultore, e dritto nella nicchia che vi è, una Nostra Donna che tiene il Figliuolo in collo, condotta da Scherano da Settignano scultore, col modello di Michelagnolo, che sono assai ragionevole statue; et in due altre nicchie quadre sopra la Vita attiva e la contemplativa sono due statue maggiori, un Profeta et una Sibilla a sedere, che ambidue fur fatte da Raffaello da Monte Lupo, come s’è detto nella vita di Baccio suo padre, che fur condotte con poca satisfazione di Michelagnolo. Ebbe per ultimo finimento questa opera una cornice varia che risaltava, come di sotto, per tutto; e sopra i termini era per fine candelieri di marmo e nel mezzo l’arme di papa Giulio, e sopra il Profeta e la Sibilla nel vano della nicchia vi fece per ciascuna una finestra per comodità di que’ frati che ufiziano quella chiesa, avendovi fatto il coro dietro, che servono, dicendo il divino ufizio, a mandare le voci in chiesa et a vedere celebrare. E nel vero che tutta questa opera è tornata benissimo, ma non già a gran pezzo come era ordinato il primo disegno. Risolvessi Michelagnolo, poiché non poteva fare altro, di servire papa Paulo, il quale volle che proseguisse l’ordinatogli da Clemente senza alterare niente l’invenzione o concetto che gli era stato dato, avendo rispetto alla virtù di quell’uomo, al quale portava tanto amore e riverenza, che non cercava se non piacergli, come ne aparve segno, che desiderando Sua Santità che sotto il Iona di cappella ove era prima l’arme di papa Giulio II, mettervi la sua, essendone ricerco, per non fare torto a Giulio et a Clemente non ve la volse porre, dicendo non istare bene, e ne restò Sua Santità satisfatto per non gli dispiacere, e conobbe molto bene la bontà di quell’uomo quanto tirava dietro allo onesto et al giusto senza rispetto et adulazione, cosa che loro son soliti provar di rado. Fece dunque Michelagnolo fare, che non vi era prima, una scarpa di mattoni ben murati e scelti e ben cotti alla facciata di detta cappella, e volse che pendessi dalla somità di sopra un mezzo braccio, perché né polvere né altra bruttura potessi fermare sopra. Né verrò a particolari della invenzione o componimento di questa storia, perché se n’è ritratte e stampate tante e grandi e piccole, che e’ non par necessario perdervi tempo a descriverla. Basta che si vede che l’intenzione di questo uomo singulare non ha voluto entrare in dipignere altro che la perfetta e proporzionatissima composizione del corpo umano et in diversissime attitudini; non sol questo, ma insieme gli affetti delle passioni e contentezze dell’animo, bastandogli satisfare in quella parte di che è stato superiore a tutti i suoi artefici, e mostra la via della gran maniera e degli ignudi e quanto e’ sappi nelle dificultà del disegno, e finalmente ha aperto la via alla facilità di questa arte nel principale suo intento, che è il corpo umano, et attendendo a questo fin solo, ha lassato da parte le vaghezze de’ colori, i capricci e le nuove fantasie di certe minuzie e delicatezze, che da molti altri pittori non sono interamente, e forse non senza qualche ragione, state neglette. Onde qualcuno non tanto fondato nel disegno ha cerco con la varietà di tinte et ombre di colori e con bizzarre varie e nuove invenzioni, et insomma con questa altra via farsi luogo fra i primi maestri. Ma Michelagnolo stando saldo sempre nella profondità dell’arte, ha mostro a quegli che sanno assai [come] dovevano arrivare al perfetto. E per tornare alla storia, aveva già condotto Michelagnolo a fine più di tre quarti dell’opera,