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porre in opera le statue, in questo tempo al Papa venne in animo di volerlo appresso di sé, avendo desiderio di fare le facciate della cappella di Sisto, dove egli aveva dipinto la volta a Giulio II, suo nipote; nelle quali facciate voleva Clemente che nella principale dove è l’altare vi si dipignessi il Giudizio Universale, acciò potessi mostrare in quella storia tutto quello che l’arte del disegno poteva fare; e nell’altra dirimpetto sopra la porta principale gli aveva ordinato che vi facessi quando per la sua superbia Lucifero fu dal Cielo cacciato e precipitati insieme nel centro dello inferno tutti quegli Angeli che peccarono con lui. Delle quali invenzioni molti anni innanzi s’è trovato che aveva fatto schizzi Michelagnolo e varii disegni, un de’ quali poi fu posto in opera nella chiesa della Trinità di Roma da un pittore ciciliano, il quale stette molti mesi con Michelagnolo a servirlo e macinar colori. Questa opera è nella croce della chiesa alla cappella di San Gregorio dipinta a fresco, che ancora che sia mal condotta, si vede un certo che di terribile e di vario nelle attitudini e groppi di quegli ignudi che piovono dal cielo e de’ cascati nel centro della terra conversi in diverse forme di diavoli molto spaventate e bizzarre, et è certo capricciosa fantasia. Mentre che Michelagnolo dava ordine a far questi disegni e cartoni della prima facciata del Giudizio, non restava giornalmente essere alle mani con gli agenti del duca d’Urbino, dai quali era incaricato aver ricevuto da Giulio II sedicimila scudi per la sepoltura, e non poteva soportare questo carico; e desiderava finirla un giorno quantunque e’ fussi già vecchio, e volentieri se ne sarebbe stato a Roma, poiché senza cercarla gli era venuta questa occasione per non tornare più a Fiorenza, avendo molta paura del duca Alessandro de’ Medici, il quale pensava gli fusse poco amico; per che avendogli fatto intendere per il signor Alessandro Vitegli che dovessi vedere dove fussi miglior sito per fare il castello e cittadella di Fiorenza, rispose non vi volere andare se non gli era comandato da papa Clemente. Finalmente fu fatto lo accordo di questa sepoltura, e che così finissi in questo modo: che non si facessi più la sepoltura isolata in forma quadra, ma solamente una di quelle facce sole in quel modo che piaceva a Michelagnolo, e che fussi obligato a metterci di sua mano sei statue, et in questo contratto che si fece col duca d’Urbino concesse sua eccellenzia che Michelagnolo fussi obligato a papa Clemente quattro mesi dell’anno o a Fiorenza, o dove più gli paresse adoperarlo; et ancora che paressi a Michelagnolo d’esser quietato, non finì per questo; perché desiderando Clemente di vedere l’ultima pruova delle forze della sua virtù, lo faceva attendere al cartone del Giudizio. Ma egli mostrando al Papa di essere occupato in quello, non restava però con ogni poter suo, e segretamente lavorava sopra le statue che andavano a detta sepoltura. Successe l’anno 1533 la morte di papa Clemente, dove a Fiorenza si fermò l’opera della sagrestia e libreria, la quale con tanto studio cercando si finisse, pure rimase imperfetta. Pensò veramente allora Michelagnolo essere libero e potere attendere a dar fine alla sepoltura di Giulio II; ma essendo creato Paulo Terzo non passò molto che fattolo chiamare a sé, oltra al fargli carezze et offerte, lo ricercò che dovessi servirlo e che lo voleva appresso di sé. Ricusò questo Michelagnolo, dicendo che non poteva fare, essendo per contratto obligato al duca d’Urbino fin che fussi finita la sepoltura di Giulio. Il Papa ne prese còllora dicendo: "