Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/385

Cursio, suo camerieri, a Michelagnolo con cinquecento scudi, dubitando che non facessi delle sue, a placarlo, facendo scusa del Papa che ciò erano tutti favori et amorevolezze. E perché conosceva la natura del Papa e finalmente l’amava, se ne rideva, vedendo poi finalmente ritornare ogni cosa in favore et util suo, e che procurava quel Pontefice ogni cosa per mantenersi questo uomo amico. Dove che, finito la cappella et innanzi che venissi quel Papa a morte, ordinò Sua Santità, se morissi, al cardinale Santiquattro et al cardinale Aginense suo nipote che facessi finire la sua sepoltura con minor disegno che ’l primo. Al che fare di nuovo si messe Michelagnolo, e così diede principio volentieri a questa sepoltura per condurla una volta senza tanti impedimenti al fine, che n’ebbe sempre di poi dispiacere e fastidi e travagli più che di cosa che facessi in vita, e ne acquistò per molto tempo in un certo modo nome d’ingrato verso quel Papa, che l’amò e favorì tanto. Di che egli alla sepoltura ritornato, quella di continuo lavorando e parte mettendo in ordine disegni da potere condurre le facciate della cappella, volse la fortuna invidiosa che di tal memoria non si lasciasse quel fine che di tanta perfezzione aveva avuto principio; perché successe in quel tempo la morte di papa Giulio, onde tal cosa si misse in abandono per la creazione di papa Leone Decimo, il quale d’animo e valore non meno splendido che Giulio, aveva desiderio di lasciare nella patria sua per essere stato il primo Pontefice di quella, in memoria di sé e d’uno artefice divino e suo cittadino, quelle maraviglie che un grandissimo principe come esso poteva fare. Per il che dato ordine che la facciata di S. Lorenzo di Fiorenza, chiesa dalla casa de’ Medici fabricata, si facesse per lui, fu cagione che il lavoro della sepoltura di Giulio rimase imperfetto, e richiese Michelagnolo di parere e disegno e che dovesse essere egli il capo di questa opera. Dove Michelagnolo fé tutta quella resistenza che potette allegando essere obligato per la sepoltura [a] Santiquattro et Aginense; gli rispose che non pensassi a questo che già aveva pensato egli et operato che Michelagnolo fussi licenziato da loro, promettendo che Michelagnolo lavorerebbe a Fiorenza, come già aveva cominciato, le figure per detta sepoltura; che tutto fu con dispiacere de’ cardinali e di Michelagnolo che si partì piangendo. Onde vari et infiniti furono i ragionamenti che circa ciò seguirono; perché tale opera della facciata averebbono voluto compartire in più persone, e per l’architettura concorsero molti artefici a Roma al Papa, e fecero disegni Baccio d’Agnolo, Antonio da San Gallo, Andrea et Iacopo Sansovino, il grazioso Raffaello da Urbino, il quale nella venuta del Papa fu poi condotto a Fiorenza per tale effetto. Laonde Michelagnolo si risolse di fare un modello, e non volere altro che lui in tal cosa, superiore o guida dell’architettura. Ma questo non volere aiuto fu cagione che né egli né altri operasse, e que’ maestri disperati ai loro soliti esercizii si ritornassero. E Michelagnolo andando a Carrara [passò da Fiorenza] con una comissione che da Iacopo Salviati gli fussino pagati mille scudi; ma essendo nella giunta sua serrato Iacopo in camera per faccende con alcuni cittadini, Michelagnolo non volle aspettare l’udienza, ma si partì senza far motto e subito andò a Carrara. Intese Iacopo dello arrivo di Michelagnolo, e non lo trovando in Fiorenza gli mandò i mille scudi a Carrara. Voleva il mandato che gli facesse la ricevuta, al quale