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allora tentò che l’altra metà della cappella si desse dal Papa a Raffaello. Il che inteso Michelagnolo si dolse di Bramante e disse al Papa senza avergli rispetto molti difetti, e della vita, e delle opere sue d’architettura, che come s’è visto poi, Michelagnolo nella fabbrica di San Piero n’è stato correttore. Ma il Papa, conoscendo ogni giorno più la virtù di Michelagnolo, volse che seguitasse, e veduto l’opera scoperta, giudicò che Michelagnolo l’altra metà la poteva migliorare assai. E così del tutto condusse alla fine perfettamente in venti mesi da sé solo quell’opera senza aiuto pure di chi gli macinassi i colori. Èssi Michelagnolo doluto talvolta che per la fretta che li faceva il Papa e’ non la potessi finire come arebbe voluto a modo suo, dimandandogli il Papa importunamente quando e’ finirebbe; dove una volta fra l’altre gli rispose che ella sarebbe finita "quando io arò satisfatto a me nelle cose dell’arte": "E noi vogliamo", rispose il Papa, "che satisfacciate a noi nella voglia che aviamo di farla presto"; gli conchiuse finalmente che se non la finiva presto, che lo farebbe gettare giù da quel palco. Dove Michelagnolo, che temeva et aveva da temere la furia del Papa, finì subito senza metter tempo in mezzo quel che ci mancava; e disfatto il resto del palco, la scoperse la mattina d’Ognisanti che ’l Papa andò in cappella a cantare la messa, con satisfazione di tutta quella città. Desiderava Michelagnolo ritoccare alcune cose a secco, come avevon fatto que’ maestri vecchi nelle storie di sotto, certi campi, e panni, et arie di azzurro oltramarino, et ornamenti d’oro in qualche luogo, acciò gli desse più ricchezza e maggior vista; per che avendo inteso il Papa che ci mancava ancor questo, desiderava, sentendola lodar tanto da chi l’aveva vista, che la fornissi, ma perché era troppo lunga cosa a Michelagnolo rifare il palco, restò pur così. Il Papa vedendo spesso Michelagnolo gli diceva: "Che la cappella si arrichisca di colori e d’oro, ché l’è povera". Michelagnolo con domestichezza rispondeva: "Padre Santo, in quel tempo gli uomini non portavano addosso oro, e quegli che son dipinti non furon mai troppo ricchi, ma santi uomini, perch’egli sprezaron le ricchezze". Fu pagato in più volte a Michelagnolo dal Papa a conto di quest’opera tremila scudi, che ne dovette spendere in colori venticinque. Fu condotta questa opera con suo grandissimo disagio dello stare a lavorare col capo all’insù, e talmente aveva guasto la vista, che non poteva leggere lettere né guardar disegni se non all’insù; che gli durò poi parecchi mesi, et io ne posso fare fede, che avendo lavorato cinque stanze in volta per le camere grandi del palazzo del duca Cosimo, se io non avessi fatto una sedia che s’appoggiava la testa e si stava a giacere lavorando, non le conducevo mai, ché mi ha rovinato la vista et indebolito la testa di maniera, che me ne sento ancora e stupisco che Michelagnolo reggessi tanto a quel disagio. Imperò acceso ogni dì più dal desiderio del fare et allo acquisto e miglioramento che fece, non sentiva fatica né curava disagio. È il partimento di questa opera accomodato con sei peducci per banda et uno nel mezzo delle faccie da’ piè e da capo, ne’ quali ha fatto di braccia sei di grandezza, drento Sibille e Profeti, e nel mezzo da la Creazione del mondo fino al Diluvio e la inebriazione di Noè, e nelle lunette tutta la Generazione di Gesù Cristo. Nel partimento non ha usato ordine di prospettive che scortino, né v’è veduta ferma, ma è ito accomodando più il partimento alle figure che