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Dove finalmente pervenne allo accordo e fine di questa opera, la quale delle quattro parti se ne murò poi in San Piero in Vincola una delle minori. Dicesi che mentre che Michelagnolo faceva questa opera, venne a Ripa tutto il restante de’ marmi per detta sepoltura che erano rimasti a Carrara, e’ quali fur fatti condurre cogl’altri sopra la piazza di San Pietro, e perché bisognava pagarli a chi gli aveva condotti, andò Michelagnolo come era solito al Papa; ma avendo Sua Santità in quel dì cosa che gli importava per le cose di Bologna, tornò a casa e pagò di suo detti marmi pensando averne l’ordine subito da Sua Santità. Tornò un altro giorno per parlarne al Papa, e trovato dificultà a entrare, perché un palafreniere gli disse che avessi pazienzia, che aveva commessione di non metterlo drento, fu detto da un vescovo al palafreniere: "Tu non conosci forse questo uomo". "Troppo ben lo conosco", disse il palafrenieri, "ma io son qui per far quel che m’è commesso da’ miei superiori e dal Papa". Dispiacque questo atto a Michelagnolo, e parendogli il contrario di quello che aveva provato innanzi, sdegnato rispose al palafrenieri del Papa, che gli dicessi che da qui innanzi quando lo cercava Sua Santità essere ito altrove, e tornato alla stanza a due ore di notte montò in sulle poste lasciando a due servitori che vendessino tutte le cose di casa ai giudei e lo seguitassero a Fiorenza dove egli s’era avviato. Et arrivato a Poggibonzi, luogo sul fiorentino, sicuro si fermò, né andò guari che cinque corrieri arrivorono con le lettere del Papa per menarlo indietro, che né per preghi, né per la lettera che gli comandava che tornasse a Roma sotto pena della sua disgrazia, al che fare non volse intendere niente: ma i prieghi de’ corrieri finalmente lo svolsono a scrivere due parole in risposta a Sua Santità, che gli perdonassi che non era per tornare più alla presenzia sua, poiché l’aveva fatto cacciare via come un tristo, e che la sua fedel servitù non meritava questo, e che si provedessi altrove di chi lo servissi. Arrivato Michelagnolo a Fiorenza, attese a finire in tre mesi che vi stette il cartone della sala grande, che Pier Soderini gonfaloniere desiderava che lo mettessi in opera. Imperò venne alla Signoria in quel tempo tre brevi che dovessino rimandare Michelagnolo a Roma; per il che egli veduto questa furia del Papa, dubitando di lui ebbe, secondo che si dice, voglia di andarsene in Gostantinopoli a servire il Turco per mezzo di certi frati di San Francesco, che desiderava averlo per fare un ponte che passassi da Gostantinopoli a Pera. Pure, persuaso da Pier Soderini allo andare a trovare il Papa, ancor che non volessi, come persona publica per assicurarlo con titolo d’imbasciadore della città, finalmente lo raccomandò al cardinale Soderini suo fratello, che lo introducessi al Papa, [e] lo inviò a Bologna dove era già di Roma venuto Sua Santità. Dicesi ancora in altro modo questa sua partita di Roma: che il Papa si sdegnassi con Michelagnolo, il quale non voleva lasciar vedere nessuna delle sue cose, e che avendo sospetto de’ suoi dubitando come fu più d’una volta che vedde quel che faceva travestito a certe occasioni che Michelagnolo non era in casa o al lavoro, e perché corrompendo una volta i suo’ garzoni con danari per entrare a vedere la cappella di Sisto suo zio, che gli fé dipignere come si disse poco innanzi, e che nascostosi Michelagnolo una volta perché egli dubitava del tradimento de’ garzoni, tirò con tavole nell’entrare il Papa in cappella, che non pensando chi fussi,